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Valutazione scolastica

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Lo stesso argomento in dettaglio: Valutazione scolastica in Italia.

La valutazione scolastica consiste nell'attribuzione di valore[1] agli apprendimenti acquisiti nella scuola dell'obbligo[2] e negli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado. Comunemente, la valutazione scolastica viene intesa come sinonimo di voto[3] che, se negativo, in certi Paesi può condizionare i tempi e i tipi di percorso formativo dello studente[4]. Il voto non è assimilabile alla valutazione, di cui è piuttosto l'esito: essa è definita in letteratura come processo di conoscenza[5] attraverso il quale si perviene ad un giudizio. La valutazione scolastica, come dimensione fondamentale dell'educazione, nel XXI secolo è finalizzata a garantire sia la qualità dell'istruzione[6], sia il diritto allo studio e al successo formativo di tutti, l'equità[7] e le pari opportunità di genere[8].

Sono centrali nella valutazione scolastica obiettivi quali:

  • restituire i risultati per migliorare l'apprendimento, favorendo il progressivo sviluppo della capacità degli studenti di autovalutarsi e inducendo gli stessi insegnanti a «scegliere strumenti, criteri e metodi di valutazione appropriati, allineati ai risultati di apprendimento attesi, al fine di offrire in tempo utile a ciascun discente un riscontro di qualità che possa orientarne e migliorarne l’ulteriore apprendimento»[9];
  • certificare il raggiungimento individuale degli apprendimenti, sulla base di una sintesi delle valutazioni, attraverso documenti quali ad esempio, in Italia, le pagelle e i diplomi di Stato, o il General Certificate of Secondary Education (GCSE), nel Regno Unito[10], o il Baccalauréat in Francia. La valutazione effettuata a tale scopo, se negativa, può provocare ritardi dovuti alla ripetenza, o eventuali abbandoni[11]; può incidere sull'accesso a percorsi successivi che richiedano una certa media dei voti[12], sulla percezione di autoefficacia dello studente, condizionando le scelte successive; sull'impegno finanziario, pubblico[13] e delle famiglie;
  • supportare le scelte dello studente, con interventi diversificati, sviluppando la capacità dello studente di auto-valutarsi e di auto-orientarsi[14], in coerenza con il principio di equità: l'utilizzo, al momento della scelta tra diversi percorsi o indirizzi, «di criteri di ammissione basati sui risultati scolastici» risulta infatti «fortemente correlato sia alla segregazione scolastica, sia all’influenza del background socio-economico sul rendimento»[15];
  • monitorare la scuola: sulla base del dato statistico degli esiti degli scrutini, degli esami[16] e delle prove nazionali[17] e internazionali[18], le scuole possono mettere a fuoco i punti di forza e le criticità per programmare sperimentazioni e azioni di miglioramento mentre, sul piano nazionale, i decisori politici possono eventualmente intervenire sulle norme e sugli stanziamenti di fondi[19].

Caratteristiche

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Lo stesso argomento in dettaglio: Docimologia.

Misurazione e punteggio

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La valutazione, in quanto processo di conoscenza, presuppone «una logica di confronto»[20], quindi la misurazione quale «forma di rilevazione quantitativa (osservata o registrata formalmente)», con la quale si raccolgono dati. Su questi dati e sul loro apprezzamento[21], si fonda la valutazione che, invece, «comporta un giudizio»[22]. L'esito della misurazione di una prova è rappresentato dal punteggio, inizialmente grezzo e poi eventualmente sottoposto ad elaborazione[23]. Questi calcoli di misurazione, se applicati alla valutazione periodica riassuntiva degli esiti di più prove nel tempo, sono «matematicamente sbagliati», spiega l'autore di School grading policies are failing children, Joe Feldman: «la media di F e A  dà C, indipendentemente dal progresso e dal risultato finale: è matematicamente scorretto misurare il progresso nel tempo punendo gli studenti per le prime difficoltà»[24].

Rispetto ai riferimenti scelti da chi effettua la valutazione, questa operazione può essere di tipo:

  • criteriale, quando i risultati raggiunti dallo studente sono rapportati a criteri precedentemente stabilti, connessi ai risultati attesi programmati: ad esempio, «Riesce a riconoscere parole che gli sono familiari ed espressioni molto semplici riferite a se stesso, alla famiglia e al suo ambiente, purché le persone parlino lentamente e chiaramente» (livello A1 del QCER riferito alla capacità di ascolto)[25].
  • normativo, o nomotetico, quando i risultati di ciascun allievo sono messi a confronto con quelli del gruppo o di diversi gruppi individuati come campione[26];
  • idiografico, o ipsativo, quando si confrontano i risultati raggiunti durante il percorso con il livello registrato nella situazione di partenza[27].

Voto, credito, giudizio

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Lo stesso argomento in dettaglio: Pagella.

l voti: «operazione di sintesi e di mediazione», sono «più una valutazione, un giudizio, che una misurazione»[28]. Il giudizio «includerà quasi inevitabilmente un elemento di soggettività da parte del valutatore»[29], rischio che viene controllato attraverso l'abbinamento - non l'identificazione[30] - del voto ad un punteggio[31], la trasparenza[32] dei criteri, la collegialità e la terzietà[33]. L'interpretazione dei voti dipende dalla loro posizione nelle scale - nazionali, territoriali o delle singole scuole[34] - caratterizzate da diversi livelli. Per favorire il reciproco riconoscimento dei voti tra diverse nazioni, ai fini di garantire la mobilità degli studenti, sono usate dalle scuole tabelle di corrispondenza[35]. Il voto può essere espresso attraverso più forme:

  • numeri: interi, come ad esempio nel sistema italiano, francese o inglese[36]; decimali, come ad esempio nelle scuole svizzere; con l'aggiunta di (+) e (-);
  • lettere (A, B, C, D, E, F)[37], come ad esempio nelle scuole statunitensi;
  • giudizi sintetici, come nella scuola elementare rumena - Foarte Bine (molto bene) Bine (Bene), Suficient (Sufficiente), Insuficient (Insufficiente).

I crediti scolastici: in generale, sono «unità che confermano che una parte della qualifica, costituita da un insieme coerente di risultati di apprendimento, è stata valutata e convalidata da un’autorità competente, secondo una norma concordata»[38]. In Italia, come media dei voti degli ultimi tre anni di scuola secondaria di secondo grado, i crediti concorrono, con il massimo di 40 punti, alla formazione del punteggio dell'esame di maturità, in centesimi[39].

Diversa, rispetto al voto, è l'espressione di un giudizio che, nell'evidenziare punti di forza e debolezze, è «più che semplicemente dare voti o punteggi»[40].

I giudizi descrittivi: definiti nei documenti delle istituzioni scolastiche e/o nelle norme nazionali, forniscono informazioni sull'apprendimento, non sulla persona, svolgendno una funzione anche formativa. Ad esempio, nella scuola primaria italiana, il livello «in via di prima acquisizione», indicando che l’alunno «porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente» suggerisce ambiti sui quali dirigere gli interventi di recupero.

Oggetti della valutazione

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L'opacità dei voti, dei giudizi sintetici e dei crediti non formendo informazioni sugli apprendimenti, suggerisce il prevalere di uno scopo burocratico/disciplinare della valutazione[41], piuttosto che l'attenzione ad una restituzione, allo studente, finalizzata al miglioramento[42]. I programmi scolastici di molti Paesi nei primi decenni del XXI secolo, nel delineare il profilo dello studente[43], riportano descrittori dei risultati specifici per disciplina, aree disciplinari, e trasversali, riferimenti per la valutazione e la stessa programmazione. Strumenti utili in tal senso sono i quadri internazionali[44] ed europei recepiti dalle normative nazionali, riguardanti le competenze chiave e i livelli di apprendimento.

Risultati di apprendimento

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Lo stesso argomento in dettaglio: Apprendimento.

Con l'espressione risultati di apprendimento la Raccomandazione sul quadro europeo delle qualificazioni (EQF)[45] indica la «descrizione di ciò che un discente conosce, capisce ed è in grado di realizzare al termine di un processo di apprendimento». Gli oggetti della valutazione possono variare se l'apprendimento[46] viene interpretato, ad esempio, come stoccaggio di informazioni e concetti trasmessi dal docente e la loro «riproduzione» da parte degli studenti[47], oppure se esso è considerato come continuo sviluppo della capacità di acquisire conoscenze e abilità, attraverso l'interazione dello studente con il docente, con i pari, con la famiglia, e/o con l'ambiente.

Competenze, conoscenze, abilità, responsabilità e autonomia

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Grant Wiggins definisce come autentica la valutazione che si prefigge di accertare «non solo ciò che uno studente conosce, ma ciò che sa fare con ciò che sa». Con questo orientamento il quadro EQF definisce come dimensioni complementari, non contrapposte, dell'apprendimento, conoscenze e competenze, con responsabilità e autonomia, che si possono sviluppare in un ambito di lavoro o di studio:

  • la competenza[48]: «comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale»[49]. Le conoscenze risultano componenti imprescindibili della competenza[50]. In EQF 2017, diversamente dalla precedente versione del 2008, il termine «competenza» non compare nel quadro descrittivo dei livelli ed è stato sostituito con l'indicatore «responsabilità e autonomia»[51], ma il termine, ripreso dalle norme di molti Paesi europei, è ancora molto usato;
  • le conoscenze: «risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento [...] sono l’insieme di fatti, principi, teorie e pratiche». Comunemente la conoscenza viene associata alla capacità di memorizzare[52], collocata tuttavia nel grado inferiore della tassonomia[53] elaborata dalla scuola di Bloom degli obiettivi di apprendimento, al cui vertice è posizionata invece la capacità di valutare[54]. L’importanza della memorizzazione delle informazioni viene peraltro riconosciuta nel 2018 dalla Raccomandazione europea sulle competenze chiave, ma ritenuta «non sufficiente per conseguire progressi e successi»[55];
  • abilità: «capacità di applicare le conoscenze e di usare il know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi». Le abilità, distinte dalla competenza, comprendono sia «l’uso del pensiero logico, intuitivo e creativo» - sia «la manualità e l’uso di metodi, materiali, strumenti e utensili»;
  • responsabilità e autonomia: «capacità del discente di applicare le conoscenze e le abilità in modo autonomo e responsabile».

Sulla base di questo schema in Italia sono stati descritti i profili degli studenti, con gli apprendimenti attesi a conclusione di ciascun anno scolastico e a conclusione dei due cicli.

Livelli dei risultati di apprendimento

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Nel quadro EQF, le descrizioni dei risultati di apprendimento sono collocate in una scala, con un progressivo aumento della complessità dal primo all'ottavo livello, a ciascuno dei quali gli Stati hanno referenziato i loro titoli di studio[56]. Ad esempio, tra gli apprendimenti del primo livello, corrispondente, in Italia, al Diploma del primo ciclo, e il quarto livello, corrispondente al Diploma di maturità, si osservano le seguenti differenze nelle definizioni sulla base delle quali avverrà la definizione degli obiettivi e la conseguente valutazione:

  • conoscenze, al primo livello «generali, di base»; al quarto livello «pratiche e teoriche in ampi contesti»;
  • abilità, al primo livello: «di base, necessarie a svolgere compiti semplici»; al quarto livello «gamma di abilità cognitive e pratiche necessarie a risolvere problemi specifici»;
  • responsabilità e autonomia, al primo livello «lavoro o studio, sotto supervisione diretta, in un contesto strutturato»; al quarto livello «sapersi gestire autonomamente, nel quadro di istruzioni [...] , di solito prevedibili ma soggetti a cambiamenti; sorvegliare il lavoro di routine di altri, assumendo una certa responsabilità per la valutazione e il miglioramento di attività lavorative o di studio».

Competenze chiave, comportamento e/o condotta

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Lo stesso argomento in dettaglio: Condotta (scuola).

Nel quadro EQF il comportamento è implicitamente richiamato dalla dimensione della «responsabilità e autonomia», complementari alle conoscenze e alle abilità. «La valutazione degli apprendimenti disciplinari passa necessariamente attraverso la valutazione dei comportamenti»[58] quando l'oggetto è rappresentato dalle competenze, in particolare la competenza in materia di cittadinanza[59], presente nel quadro europeo e ripresa nei curricola nazionali[60] . Così ad esempio in Francia, nel 2014, il voto in condotta («note de vie scolaire») viene sostituito con la valutazione delle competenze 'sociali e civiche’ e ‘autonomia e iniziativa[61]. Con un diverso approccio altri sottolineano invece l'indipendenza della valutazione del profitto dalla valutazione del comportamento[62]: in Italia, ad esempio, l'art. 4, comma 3 dello Statuto delle studentesse e degli studenti afferma che «nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto»[63]. La necessità di distinguere il profitto dalla condotta viene motivata dal fatto che nella correzione delle prove i docenti tendono a distorcere i punteggi dei test a causa del comportamento, provocando negli studenti confusione sulle loro specifiche competenze disciplinari.

Per quanto riguarda i Paesi dov'è previsto il voto[64], la valutazione della condotta può avvenire attraverso il voto numerico, il giudizi descrittivi, come in Italia nella secondaria di primo grado, o i giudizi sintetici, in base ad una scala, di tre o quattro gradi: accade, ad esempio, nella Repubblica Ceca e in Ungheria[65]. Le norme possono prevedere che una valutazione particolarmente negativa della condotta possa comportare la bocciatura; ciò accade, ad esempio, in Italia, in Austria e in Svizzera.

Funzionamento

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Funzione diagnostica, formativa e sommativa della valutazione

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Il processo continuo della valutazione comprende la stessa programmazione didattica in cui sono indicati i risultati di apprendimento attesi oggetto della valutazione. Secondo alcuni studiosi la definizione iniziali degli obiettivi si fonda sull'idea dell'arrivo a una destinazione, mentre un percorso educativo si fonda sull'idea del «viaggio»[66]. L'approccio della programmazione per risultati di apprendimento è diffuso attraverso le riforme scolastiche di molti Paesi[67] e prevede, oltre a fasi valutative, con funzione sommativa, conclusive di segmenti o di interi percorsi, fasi iniziali e periodiche, con funzione diagnostica e formativa, quest'ultima «parte integrante dell'insegnamento e del processo di apprendimento a tutti i livelli»[68].

Funzione diagnostica

Rilevando in ingresso la preparazione dello studente, l'insegnante, attraverso prove uguali per tutta la classe, verifica per ciascuno il possesso dei requisiti per conseguire i traguardi attesi, al fine di programmare eventuali interventi di supporto o di potenziamento, anche personalizzati[69]; in tale fase si procede ad una valutazione iniziale informale - da alcuni distinta dalla valutazione diagnostica - effettuata attraverso l'osservazione, interviste, colloqui[70], con funzione anche formativa e orientativa.

Funzione formativa[71]

Tale funzione caratterizza l'intero processo di apprendimento[72], coinvolgendo come parti attive la famiglia, il docente, lo studente, il gruppo dei pari, con la restituzione continua e la riflessione sugli esiti, oralmente o per iscritto, in modo formale o informale, attraverso descrizioni o giudizi. La valutazione formativa sviluppa la capacità di autovalursi degli studenti, spingendoli a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare; in questa prospettiva lo Statuto delle studentesse e degli studenti in Italia promuove un «dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza" sia sulla «definizione degli obiettivi didattici», sia sui «criteri di valutazione»[73]. Nella scuola danese la valutazione scaturisce quindi «dal confronto allievo-insegnante sui punti di forza e di debolezza dimostrati nelle attività svolte a scuola. In questo modo si vuole fare comprendere a ognuno come si può migliorare, evitando che lo studente percepisca il ruolo dell’insegnante come una minaccia».

OECD nel 2009 ha individuato gli elementi ritenuti principali della funzione formativa della valutazione, tra i quali la creazione di una cultura in classe che incoraggi l’interazione e l’uso di strumenti di valutazione, l'utilizzo di metodi di insegnamento diversi, restituzioni sul rendimento agli studenti e adattamento dell'insegnamento per rispondere ai bisogni identificati[74].

Strumenti utilizzati per la valutazione formativa sono, oltre alle prove strutturate o aperte, l'intervista, il colloquio, il questionario, il resoconto, schede di autovalutazione, griglie di osservazione, liste di controllo, il diari di bordo, il portfolio e il curriculum dello studente[75].

Funzione sommativa

La funzione sommativa della valutazione, spesso intesa dall'opinione pubblica come unica o principale dimensione della valutazione, caratterizza la fase di sintesi valutativa dei risultati, spesso raggiunta attraverso il calcolo di una media e riportata in documenti con valore certificativo: è collegiale e talora vi partecipano anche soggetti terzi. In Francia, ad esempio,la sintesi delle valutazioni, periodiche (bilans périodiques) e finali[76] dell'intero percorso, è riportata nel Livret scolaire unique du CP à la troisième. In Italia la valutazione sommativa avviene attraverso:

  • gli scrutini, al termine di un periodo (ad esempio un trimestre, un quadrimestre), e di un anno; nella definizione dei risultati di profitto (o rendimento) e condotta, documentati per ciascuna disciplina ogni anno scolastico nella pagella, può anche la considerazione dei progressi individuali, secondo criteri esplicitati nel PTOF[77];
  • gli esami, a conclusione di un ciclo scolastico pluriennale, con il rilascio di un diploma riportante il punteggio finale.

La fotografia del traguardi raggiunti dallo studente si basa su un numero «congruo» di rilevazioni, attraverso «interrogazioni e esercizi scritti, grafici o pratici, fatti in casa o a scuola»[78]; la specifica valutazione delle competenze avviene attraverso il compito di realtà, consistente nella «richiesta rivolta allo studente di risolvere una situazione problematica, complessa e nuova, quanto più possibile vicina al mondo reale, utilizzando conoscenze e abilità già acquisite e trasferendo procedure e condotte cognitive in contesti e ambiti di riferimento moderatamente diversi da quelli resi familiari dalla pratica didattica»[79].

La funzione prevalentemente sommativa riguarda la valutazione delle prove nazionali e internazionali, o delle prove disciplinari intermedie assegnate a conclusione di un'unità di apprendimento: queste ultime riguardano il singolo docente, che le predisporrà e correggerà in modo che siano «coerentemente con gli obiettivi di apprendimento previsti dal PTOF della scuola, in coerenza con le Indicazioni nazionali e le linee guida specifiche per i diversi livelli»[80].

A livello internazionale gli esperti si sono posti il problema della qualità e della comparabilità delle valutazioni e della stessa costruzione delle prove in tutta Europa. L'Association for Educational Assessment Europe, ritenendo che «attualmente le risposte a queste domande non siano inequivocabilmente positive», propone un quadro di riferimento utile sia alla produzione di strumenti, sia alla verifica, a tutti i livelli. La qualità riguarda la definizione dell'obiettivo, l'identificazione della natura delle prove, il quadro degli aspetti amministrativi e logistici, l'acquisizione dei risultati, in termini di punteggio e valutazione, per garantire che siano prese decisioni valide sulla base dei risultati raccolti. Il processo decisionale deve riguardare le aggregazioni, i quadri di riferimento, i voti, i punteggi finali, l'interpretazione e la restituzione dei risultati, la valutazione e la successiva iterazione[81]. La valutazione sommativa assume pertanto anche una dimensione formativa.

La comunicazione della valutazione

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La comunicazione della valutazione sulla base dei voti e delle altre forme di rilevazione annotati nel registro, di solito avviene periodicamente, oralmente e per iscritto, attraverso documenti che in Italia costituiscono atti amministrativi[82] quali i compiti scritti, le pagelle, i diplomi di licenza e i certificati attestanti le competenze. Se intesa come mero atto burocratico, svolge una funzione informativa che, per l'assenza o per l'insufficienza di una reale, preventiva condivisione degli esiti tra docenti, studenti e famiglie, può comportare talora fraintendimenti e controversie. Infatti, qualora i risultati siano considerati ingiustificati dagli interessati, ne possono conseguire ricorsi al tribunale[83]. Una comunicazione efficace, nel rispetto della privacy[84], è innanzi tutto trasparente e fa riferimento alle informazioni, in Italia esplicitate nel PTOF, sui risultati di apprendimento e sui criteri di valutazione (rubriche e le griglie) e condivise attraverso il patto di corresponsabilità tra scuola, famiglie e studente. In Paesi, come ad esempio la Danimarca, dove non si prevede l'assegnazione di voti fino ai quattordici anni, nella scuola dell'obbligo è comunque obbligatoria la valutazione periodica e la comunicazione delle rilevazioni alla famiglia e allo studente attraverso il Meddelelsesbogen (Libro dei messaggi)[85].

Sui voti, sulle finalità e sui loro effetti.

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Comunemente la valutazione scolastica viene intesa come voto e, se questo è numerico, viene associata ad un punteggio, esito del calcolo di una media aritmetica o ponderata - procedura tipica degli esami - assimilando in tal modo la misurazione con il giudizio di valore.

Rispetto all'approccio comune, gli studi accademici negli ambiti della pedagogia, docimologia, psicometria e sociologia dell'educazione mostrano invece la complessità del tema e i limiti di un'interpretazione spesso viziata da facili semplificazioni. Soprattutto dal mondo degli studiosi sin dai primi decenni del Novecento sono state sollevate critiche sulla valutazione scolastica / universitaria, per rispondere alle quali, nel succedersi delle riforme, sono stati apportati numerosi cambiamenti che tuttavia non hanno placato il dibattito.

Alcune questioni sulla valutazione scolastica riguardano:

  • l’attendibilità: quando, ad esempio, i voti finali non sono congruenti con altre forme di valutazione sommativa[86] o con quelli assegnati da un livello di istruzione superiore[87];
  • l’equità: quando, ad esempio, sulla medesima prova diversi docenti esprimono voti diversi[88], oppure modificano i punteggi di prove riguardanti contenuti disciplinari per l'influenza del comportamento degli studenti[89];
  • la trasparenza: quando, ad esempio, la valutazione non si fonda su evidenze rilevate, non sono comunicati i criteri, gli indicatori o i descrittori, o la formulazione è ambigua[90];
  • le finalità: quando, ad esempio, la valutazione finalizzata ad elevare l’apprendimento di tutti, compensando gli svantaggi[91], viene contrapposta alla finalità di selezionare[92] i “meritevoli” [93];
  • l’espressione: quando, ad esempio, l’espressione quantitativa del voto viene contrapposta alla descrizione degli apprendimenti acquisiti[94] ;
  • la funzione: quando il voto viene considerato strumento di controllo dell'apprendimento[41], piuttosto che di sviluppo dell'apprendimento;
  • la definizione dell'oggetto: quando, ad esempio, si contrappone la valutazione delle conoscenze e della capacità di memorizzarle[95] alla valutazione delle competenze, ritenute alternative[96], e non complementari;
  • i confini dell'oggetto di valutazione: quando i campi delle conoscenze non sono chiaramente distinti da quello della condotta;
  • l'atteggiamento: quando, ad esempio, la valutazione rigorosa o severa[97], anche se fonte di ansia[98] per gli studenti[99], si contrappone ad una valutazione più comprensiva[100] verso i loro stati emotivi[101];
  • il rapporto con la didattica: quando, ad esempio, la didattica viene finalizzata esclusivamente al superamento della valutazione finale[102], anche a volte su pressione delle famiglie[103].

La valutazione scolastica come oggetto di valutazione

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La valutazione scolastica sommativa, per le sue implicazioni sulla vita delle persone e sul loro possibile contributo allo sviluppo economico, oltre che culturale e sociale, di un territorio[104], è oggetto di attenzione da parte di una pluralità di ambienti contigui al mondo della scuola. La docimologia e la psicometria, ad esempio, dai primii decenni del '900 avevano evidenziato la soggettività e gli errori della valutazione effettuata dai docenti, mentre la sociologia dell'educazione guarda il tema in rapporto ai suoi effetti sulla società[105]. Alla valutazione scolastica sono interessate le politiche dell'istruzione, al fine di individuare eventuali modifiche normative e azioni di miglioramento del sistema[106], sulla base dei dati statistici riguardanti gli esiti scolastici e i risultati delle prove, nazionali e internazionali. Queste ultime sono oggetto di discussione[107] a livello nazionale e internazionale, sia riguardo al merito, sia riguardo al metodo[108]. Le critiche vengono anche da parte di chi opera nella scuola: in Italia, ad esempio, la valutazione esterna viene spesso interpretata come limitazione della libertà di insegnamento prevista dall'articolo 33 della Costituzione[109], il cui comma 2 peraltro assegna alla Repubblica il compito di dettare «le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”»[110].

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INVALSI e valutazione degli apprendimenti[1], su rivistedigitali.erickson.it, Aprile 2017.

L’insegnante è un intellettuale?, su rivistedigitali.erickson.it, aprile 2020.

Premessa concernente la valutazione educativa, su rivistedigitali.erickson.it, Aprile 2017.

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Scuola senza voti: sì o no? - Intervista al prof. Butera, su ordinepsicologier.it.

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Antonio Fundarò, Educazione civica, come si insegna in Europa: i contenuti del curricolo sono multidimensionali, ricchi e adatti a ciascun livello di istruzione, su orizzontescuola.it, 27 Giugno 2020.

comunicazione

  1. ^ La valutazione: modelli teorici e pratiche – Pedagogia più Didattica, su rivistedigitali.erickson.it. URL consultato l'8 agosto 2023.
    «l’atto valutativo può essere considerato una procedura finalizzata all’«attribuzione di valore a fatti, eventi e simili, per poterli premiare o sanzionare, promuovere o inibire in relazione alle più importanti ragioni per cui si compie l’azione valutativa, ma soprattutto in rapporto agli scopi che chi valuta (o chi per lui) vuole di fatto perseguire» (Domenici, 2014, p. 24)»
  2. ^ In Italia l'obbligo di istruzione di dieci anni prosegue con il diritto-dovere esteso sino al conseguimento del diploma.
  3. ^ Lattes, Ma cosa significa valutazione? (PDF), su latteseditori.it.
    «Il voto dovrebbe essere concepito come una stima del punto da cui partire o come feedback del lavoro svolto. Invece continua ad essere inteso come un’assegnazione di merito o demerito sull’allievo, che spesso si identifica addirittura con il voto negativo della verifica.»
  4. ^ Maturità, bocciature e voti indesiderati? Sempre più studenti ricorrono al TAR, e quando lo fanno vincono spesso, su Tgcom24, 15 giugno 2023. URL consultato il 25 agosto 2023.
  5. ^ Gaetano Domenici, Valutazione e autovalutazione come risorse aggiuntive nei processi di istruzione, su riviste.unimc.it.
    «Il valore quasi esclusivamente 'fiscale', in sé pur importante, attribuito dalla quasi totalità dei decisori in campo educativo (politici, docenti, genitori, opinione pubblica e persino studenti) impedisce però di fatto che la valutazione assuma, come dovrebbe, la funzione di un insostituibile strumento conoscitivo»
  6. ^ UNESCO, Using assessment to improve the quality of education, su unesdoc.unesco.org.
  7. ^ School grading policies are failing children [Le politiche della valutazione scolastica sono bambini che falliscono] (PDF), su crescendoedgroup.org.
  8. ^ UNESCO, Incheon Declaration and Framework for Action for the implementation of Sustainable Development Goal 4 - Ensure inclusive and equitable quality education and promote lifelong learning opportunities for all (PDF), su uis.unesco.org, p. 73.
    «Target 4.7.1. Extent to which (i) global citizenship education and (ii) education for sustainable development, including gender equality and human rights, are mainstreamed at all levels in: (a) national education policies, (b) curricula, (c) teacher education and (d) student assessment.»
  9. ^ Conclusioni del Consiglio sui docenti e i formatori europei del futuro (2020/C 193/04), su eur-lex.europa.eu, p. 193/13.
  10. ^ (EN) Entry level qualifications | nidirect, su www.nidirect.gov.uk, 13 novembre 2015. URL consultato il 1º settembre 2023.
  11. ^ Truenumbers, Giovani in fuga dalle scuole. Ecco le nazioni in cui la dispersione scolastica è più alta, su Truenumbers, 6 ottobre 2022. URL consultato il 31 agosto 2023.
  12. ^ What High School GPA Do I Need to Get Accepted into College?, su bestvalueschools.com.
    «Per molte università della Ivy League, Big Ten e statali, ad esempio, la maggior parte degli studenti matricole ha un GPA delle scuole superiori pari a 3,75 punti o più; si richiede una media minima di 3,0 ... e risultati del diplomato posizionati nel 25% dei risultati più elevati della sua classe.»
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    «Misurare è quantificare, attribuire un punteggio secondo certi parametri.»
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    «'collegialità': caratteristica di un atto decisionale in cui concorrono paritariamente più soggetti le cui valutazioni si fondono per dar vita ad un unico giudizio finale e di volontà.

    'oggettività': criterio di giudizio che si esplica nel definire criteri di misurazione e di operatività condivisi, che consentano di accertare i dati della realtà mediante una metodologia trasparente e rigorosa. È finalizzata a dare una valutazione eliminando, o caso attenuando il più possibile, qualsiasi giudizio soggettivo 'terzietà': condizione soggettiva, oggettiva e funzionale di equidistanza da parte di colui che esprime una

    valutazione o un giudizio su terzi soggetti e sui loro interessi di parte.»
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  36. ^ Nelle scuole secondarie inglesi il passaggio dai voti in lettere in voti numerici è avvenuto nel 2018.
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  38. ^ Vedi la definizione di "credito" nella Raccomandazione, cit, p. C 189/20
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  42. ^ Il Ministero del New South Wales in Australia sul feedback descrittivo fornisce queste indicazioni: "Il feedback descrittivo fornisce agli studenti informazioni dettagliate e specifiche su come migliorare il loro apprendimento... è collegato all’apprendimento atteso, affronta interpretazioni errate e mancanza di comprensione. Indica inoltre agli studenti “passi successivi” visibili e gestibili ” [che] "si basano su una valutazione del lavoro da svolgere e su un’immagine di come si presenta un “buon lavoro”, in modo che possano iniziare ad assumersi la responsabilità di autovalutarsi e autocorreggersi. Ad esempio: "È una buona introduzione perché hai trattato i punti principali di cui abbiamo discusso all'inizio". Ora... su quali punti pensi che dovresti approfondire?'
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  49. ^ Nella prospettiva dell'apprendimento permanente, anche il lavoro viene considerato ambiente di apprendimento.
  50. ^ Barbara Urdanch, Competenze o conoscenze? (PDF), su innovando.loescher.it, Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - ©, Loescher.
  51. ^ Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2017, sul quadro europeo delle qualifiche..., cit., p. 1, punto 3.
  52. ^ V. Barbara Urdanch, Competenze o conoscenze?, cit., p. 2
  53. ^ Livello 1, knowledge: label, identify, locate, recite, state, recognize, select, list, name, define, describe, memorize, v. grafo in Tassonomia di Bloom
  54. ^ Livello 6 - evaluation: judge, relate,weight, criticize, support, evaluate, consider, critique, recommend, summarize, appraise, compare.
  55. ^ Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente, su eur-lex.europa.eu, p. C 189/2, punto 7.
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  57. ^ C'è chi distingue la condotta quale «comportamento motivato coscientemente e valutato in riferimento a norme etiche che il soggetto stesso ha fatto sue», dal comportamento nel senso di «qualsiasi reazione del soggetto (nel caso specifico l’alunno in situazione di apprendimento in classe e/o in un gruppo». Nel linguaggio scolastico, tuttavia, i due termini sono usati come sinonimi.
  58. ^ Abele Bianchi, La valutazione nei sistemi scolastici europei (PDF), su oppi.it, p. 16.
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  63. ^ D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249, su www.normattiva.it. URL consultato il 1º settembre 2023.
  64. ^ Alcuni pedagogisti sostengono l'effetto positivo sugli studenti del voto di comportamento, che li incentiverebbe a comportarsi meglio in classe, in linea con quel pensiero secondo cui i voti, in generale, possono spronare gli studenti ad investire nella formazione. Queste tesi tuttavia non sembrano confermate dagli esiti di ricerche quale, ad esempio, quella condotta da Shoner, Mergele e Zierow, del 2021, condotta in Germania, dove alcuni stati hanno recentemente introdotto il voto in condotta già presente in altri stati.
  65. ^ 2021 di Florian Schoner, Lukas Mergele, Larissa Zierow, Grading Student Behavior, in particolare Table A.1. Grading of social and work behavior in selected European countries - Country Grading of work and social behavior, su papers.ssrn.com, p. 33.
  66. ^ James McKernan, A Critique of Instructional Objectives, in Education Inquiry, n. 1, DOI:10.3402/edui.v1i1.21929.
    «How can an educator predict what a student will learn from a thoughtful study of Beowouf or Hamlet?»
  67. ^ Vedi, ad esempio, le Linee Guida degli Istituti Tecnici del 2010
  68. ^ UNESCO, Incheon Declaration and SDG4, cit. , p. 38
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  71. ^ l concetto di valutazione formativa è stato introdotto per la prima volta nel 1971 da Bloom, Hastings e Maddaus. La maggior parte degli esperti ora considera la valutazione formativa come una parte continuativa del processo di insegnamento e apprendimento, processo più ampio di attribuzione di valore all'evoluzione dell'apprendimento degli studenti, tenuti presenti gli apprendimenti in ingresso.
  72. ^ OECD/CERI, Assessment for Learning. Formative Assessment (PDF), su oecd.org.
  73. ^ D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249, art. 2, 4.
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  82. ^ Legge n. 241/1990, art. 1, comma1.
  83. ^ Canadian Rockies Public Schools, 390 Appeals concerning student matters, su crps.ca.
    «Per garantire la corretteza delle procedure di valutazione degli studenti seguite da una scuola, uno studente avrà il diritto di ricorrere in appello contro la valutazione finale e contro la promozione o la bocciatura in qualsiasi materia o voto. Il diritto di ricorso può essere esercitato dal genitore o da chi ne fa le veci. Riguardo al diritto di ricorso e al processo di ricorso è essenziale la comunicazione efficace a un genitore e/o a uno studente di età pari o superiore a sedici (16) anni .»
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  88. ^ Questa critica era stata espressa da Poiron, fondatore della docimologia, nei primi anni del Novecento a seguito dell'osservazione diretta della diversità di giudizi sulla medesima prova
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  93. ^ In Italia, ad esempio, gli esiti degli esami sono oggetto di critiche in Italia da parte di voci esterne, anche quando sono molto positivi. Il superamento degli esami di stato da parte del 99% degli studenti italiani nel 2023 è stato giudicato da Crepet, un indicatore del fallimento della scuola italiana; in questo giudizio non sembra tuttavia essere considerata la percentuale di non ammissioni all'anno successivo - in media, nel 2022-23, del 5,8% per anno - né de gli abbandoni precoci, pari all'11,5% nel 2022. Altri d'altro canto considerano la dispersione come un modo per selezionare i migliori
  94. ^ Valutazione: a chi danno fastidio i voti? Intervista a Cristiano Corsini, su Tuttoscuola, 16 febbraio 2023. URL consultato l'8 agosto 2023.
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  96. ^ E. Galli Della Loggia, Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola, in Corriere della Sera, 2 febbraio 2022.
  97. ^ Nel 1937, in Francia, il preside di una facoltà universitaria biasima l'atteggiamento di alcuni commissari d'esame i quali, con la loro «voce tagliente» e «sorriso beffardo», fanno assumere al candidato «la fisionomia dell’imputato». In Guido Benvenuto e Andrea Giacomantonio (a cura di), Un po’ di storia della valutazione scolastica: letture e riflessioni; Parte 1., p. 8)
  98. ^ Andrea Caputo, Le dimensioni motivazionali dell’apprendimento scolastico: uno studio correlazionale sul concetto di sé e gli stili di attribuzione, in ECPS - Educational, Cultural and Psychological Studies, n. 12, 2015-12, pp. 143–167, DOI:10.7358/ecps-2015-012-capu. URL consultato il 10 agosto 2023.
  99. ^ Alessandro Giuliani, Valutazioni alunni, Crepet: i 4 fanno capire che la vita non è dei furbi. Ma troppi genitori fanno ricorso, su Tecnica della Scuola, 12 agosto 2019. URL consultato l'8 agosto 2023.
  100. ^ I voti mettono ansia e stress agli studenti, il pedagogista: "Il sistema di valutazione attuale è obsoleto e inefficace", su Orizzonte Scuola Notizie, 30 aprile 2023. URL consultato l'8 agosto 2023.
  101. ^ Orientamento, i consigli di uno studente: "La scuola non mi ha aiutato, i voti bassi mi hanno scoraggiato. Tu non sei un voto", su Tecnica della Scuola, 1º agosto 2023. URL consultato il 7 agosto 2023.
  102. ^ Vedi i rischi segnalati e le critiche dell'influenza negativa delle prove nazionali sulla didatica. Nel suo rapporto del 1911, la commissione consultiva sugli esami di insegnamento secondario in Gran Bretagna, segnala aspetti negativi sia per gli alunni sia per i docenti che, si osserva, tendono a finalizzare la didattica al superamento dell'esame (in Benvenuto, citato, p. 13)
  103. ^ Già nel 1961 il prof. Zamansky, preside della Facoltà di Scienze di Parigi, segnala che l’insegnamento di secondo grado è condizionato dall'esigenza delle famiglie di assicurare ai loro figli di soli dieci anni il superamento dell'esame di ammissione già otto anni prima del suo svolgimento (in Corsini, cit, p.). Attualmente il condizionamento viene osservato tra gli insegnanti preoccupati delle prestazioni degli studenti nell'ambito delle prove nazionali e internazionali.
  104. ^ L'istruzione per favorire la crescita economica e l'inclusione, su consilium.europa.eu.; Capitale umano e crescita economica | In Ateneo, su www.unina.it. URL consultato il 19 novembre 2022.;
  105. ^ Mauro Palumbo e Valeria Pandolfini, Effetti perversi della valutazione ed equità sociale: riflessioni sul sistema nazionale di valutazione, in Studi di Sociologia, Anno 54, Fascicolo 3, Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Luglio-Settembre 2016, pp. 263-278.
  106. ^ La valutazione delle scuole in Europa: politiche e approcci in alcuni paesi europei (PDF), su eurydice.indire.it.
  107. ^ UNESCO, Monitor and improving learning outcomes in the 2030 Education agenda Is a cross-national scale possible?, cit., p. 7.
  108. ^ OCSE PISA e INVALSI: una prospettiva europea, su roars.it.
  109. ^ Alberto Giovanni Biuso, Scuola, Società, Costituzione, su vitapensata.eu, 31 gennaio 2020.
  110. ^ La libertà di insegnamento dei docenti: limiti giuridici., su dirittoscolastico.it, 19 novembre 2021. Nel citare il comma 2 dell'art. 33; si afferma che «risulta evidente che ogni docente è soggetto alle “norme generali sull’istruzione”. Parallelamente l’art. 34 della Costituzione mette giustamente al centro del sistema di istruzione non il docente, ma il discente».

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