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Utente:Blakwolf/Pensieri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

SULL'EVOLUZIONE, L'ESTINZIONE E LA MIGRAZIONE EXTRAPLANETARIA

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Sabato pomeriggio.
Ore sei e qualcosa.
Prima stavo pensando al fatto che l'uomo è riuscito ad isolarsi dall'evoluzione naturale. In effetti ciò non mi impressiona eccessivamente, dato che a me, dell'uomo in quanto specie, non me ne può fregare di meno - a parte le donne in quanto tali -.
Cerco di chiarirmi le ragioni che mi hanno spinto a formulare questo pensiero.
Vediamo di distinguere intanto cosa è la selezione naturale operata su una specie, ad esempio i gatti. Se un gatto è troppo lento per rincorrere i topi, o troppo stupido per aspettarli davanti alla tana, sicuramente avrà vita breve. Avrà perciò scarse o nulle possibilità di riprodursi : viene così eliminato dal patrimonio genetico (sarebbe meglio parlare di feedback, in quanto il patrimonio genetico si trasmette dai genitori ai figli. Quindi se un patrimonio genetico non riesce a sopravvivere all'ambiente, non può essere trasmesso, perciò si elimina da solo. È per questo che la Natura ha inventato il sesso, anche se ci sono molti altri buoni motivi per farlo...) un fenotipo che è inadatto all'ambiente. Ma se il nostro gatto, chiamiamolo Silvestro in onore del povero tonto che rincorre topi-razzo e canarini-canaglie, se il nostro Silvestro abitasse in una civiltà di gatti altamente evoluta, con fondi per i gattini orfani, servizi di assistenza ai disabili, operatori turistici, computers e avvocati, molto probabilmente troverebbe un posto da scopino, ops, operatore ecologico o meglio ancora da impiegato modello, per cui verrebbe mantenuto in vita a dispetto delle sue scarse possibilità di sopravvivenza in ambienti ostili. Poco male. è riuscito a trovare un posto nella società e fa qualcosa di utile per la sopravvivenza della stessa. Ma se il nostro Silvestro, sposato con figli un pò tonti e un pò lenti, chi più chi meno, fosse stato incline alle malattie ? Avesse un fisico non proprio "bestiale" ?
Silvestro andrà sempre al lavoro col raffreddore, avrà la dispensa piena di aspirina, tachipirina, novalgina, glicerina, vaselina, ecc. ecc.
Anche i suoi figli avrebbero una metà del patrimonio gentico simile alla sua. E quindi sarebbero anche loro degli assidui consumatori di pillole e pasticche. Ma allora anche i loro figli, i figli dei figli, i figli dei figli dei figli, e via dicendo.
Ma non ci sarà un solo Silvestro in quella società, ce ne saranno milioni, e quindi milioni di figli malaticci e decine di milioni di pronipoti malaticci. Qualcuno schiatterà nel frattempo, tuttavia le previsioni a lungo termine danno un'inquinamento a ritmo esponenziale del patrimonio genetico collettivo. è ovvio che non esiste un rimedio per questo stato di cose che non ricada, in un modo o nell'altro, nel razzismo puro e semplice.
La nostra società è piena di Silvestri con famiglia e villetta in periferia. La nostra società è fuori dai meccanismi di selezione naturale. Non è colpa nostra. Non è colpa della società. E non è colpa della Natura. è un meccanismo che noi abbiamo scardinato senza rendercene conto, e anche se l'avessimo saputo prima, l'avremmo fatto lo stesso (forse sarebbe meglio dire l'avrebbero, io mi reputo un misantropo egocentrico, tutte le attività civili si basano sulla collaborazione e dunque non sono adatto alla vita civile. O è la civiltà che non è adatta a me?). Cosa comporta tutto questo? Niente. A meno che si sviluppino o vengano sviluppati, il che per la Natura è lo stesso, malattie o ambienti nuovi (vedi buco nell'ozono e AIDS). Eh, già. Si chiama principio di Le Chatelier:

"Ogni sistema in equilibrio reagisce alle variazioni in modo da ripristinare l'equilibrio".

O si può chiamare legge di Lavoisier:

"La massa dei reagenti è uguale alla massa dei prodotti".

In pratica, chi la fa, l'aspetti.
Cosa abbiamo fatto, oltre a inquinare consumare distuggere uccidere sventrare squartare far esplodere rovesciare rivoltare mettere sottosopra tutto il nostro ambiente? Non lo so. Ma l'effetto è chiaro. Siamo destinati alla scomparsa a lungo termine non per sopravvenuti limiti di età, ma per sopraggiunta morte istantanea alla nascita. A meno che la medicina tenga dietro a tutte le nuove malattie che si stanno affacciando. Ha cominciato l'influenza qualche secolo fa. Allora mieteva meglio della spigolatrice di Sapri. Altro che 300 giovani e forti. Ora dire "mi sono beccato l'influenza" è quasi una scocciatura. Non così per l'AIDS o per l'ultimo arrivato, l'Ebola. Il nostro organismo non è più adatto a confrontarsi con le malattie. Siamo vecchi rincoglioniti a cui hanno tolto l'auto per andare al lavoro in una città dove i servizi pubblici sono un fenomeno in fase di studio. E con le riforme sulle pensioni in atto, è un paragone azzeccato.
Inoltre le società grandi, eterogenee, non favoriscono lo sviluppo di mutazioni significative, ma riducono le variazioni del fenotipo. Cio significa che probabilmente siamo destinati a diventare una razza di magri e gracili esserini con poco più cervello di adesso. Se questa è una prospettiva allettante... Penso che la stessa cosa avrebbero pensato le scimmie arboricole se avessero saputo in cosa si stava evolvendo un ramo della famiglia. Questa è la vita, o meglio, questa è la morte.
Parlando di soluzioni, il viaggio interstellare sarebbe una di queste, ma è fuori dalla portata per adesso. Non che manchino i mezzi tecnologici per affrontare la traversata. Mancano i soldi. Nessuno investirebbe un euro (1936,27 Lire) se ci si presentasse con i progetti.
Anche una colonia spaziale orbitante andrebbe bene, ma per ora non se ne parla. Chi avrebbe voglia, a parte una ristrettissima minoranza, di tagliare tutti i ponti con la Terra e starsene a galleggiare in un anello o cilindro che gira intorno al suo asse per simulare la gravità? La rotazione inoltre deve essere pari o molto vicina a quella terrestre, poichè il nostro orologio biologico, oltre che sul ciclo giorno/notte, si basa sulla rotazione di un campo magnetico (quello terrestre) all'interno di un altro (quello solare), e scombussolarlo troppo non facilita la sopravvivenza nello spazio. Senza parlare degli effetti della forza di Coriolis.
Prendiamo in considerazione un cilindro, tanto le conclusioni sono valide anche nel caso di un anello. L'unica differenza tra i due è che l'anello offre una superficie minore agli impatti, ma resiste molto meno in caso di urto. Per uno spostamento parallelo all'asse del cilindro, la forza di Coriolis è nulla, mentre per uno spostamento ortogonale è massima.
Perciò, dato che per ottenere un cilindro che compia un giro ogni 24 ore, con una accelerazione centrifuga sulla superficie laterale interna pari ad 1g, e quindi normale, occorre un raggio interno di 43 Km (e rotti), il materiale con cui costruire un simile satellite può essere uno solo: la roccia. Infatti tutti i vari satelliti e asteroidi naturali del sistema solare sono costituiti di questo materiale, quindi perchè farne uno in acciaio? A mio avviso, l'altezza di questo cilindro dovrebbe essere pari al raggio, in modo da rendere la struttura più compatta. La forza di Coriolis per uno spostamento lungo un percorso parallelo all'asse è nulla, mentre lungo un percorso perpendicolare è 7.26 × 10-5 ˙Vo, dove Vo è la velocità dello spostamento: ciò significa che gli effetti sono irrilevanti per velocità minori di 1300 m/s, cioè 4680 Km/h. Nel caso in cui il moto avvenga con un angolo α rispetto all'asse, la velocità limite diventa , e quindi tende ad infinito se a tende a 90°.
Per realizzare una simile struttura occorre logicamente "catturare" un blocco di roccia con un volume di almeno 300.000 Km3, con una massa di almeno 1,5 × 1015 tonnellate (cioè un milione di miliardi di tonnellate e mezzo). Poi si può tranquillamente scavare la stazione al suo interno. Il collasso si impedisce lasciando nello spazio centrale almeno 30 Km di roccia per lato. Ciò risolve i problemi relativi al centro di massa, in quanto è difficile che si creino asimmetrie notevoli, in più lascia ampio spazio alla collocazione di ingenti quantità di aria e costruzioni, più lo spazio per la navigazione aerea.

IL PROBLEMA DELL'ENERGIA E DELLA SOPRAVVIVENZA ALL'INTERNO DI UNA STAZIONE ORBITANTE

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Il problema di far accendere una lampadina (o un megacomputer) a qualche migliaio (o milione) di Km da casa non è uno scherzo. Come non è uno scherzo non far puzzare l'aria di morto dopo appena qualche mese. La soluzione sembra ardua, e in effetti lo è. Certo, è possibile realizzare una centrale ad energia solare che sovrasti la stazione, orientata verso il Sole (o stella equivalente) ma ciò comporta anche la costruzione di una rete protettiva contro le collisioni con altri corpi che passano di lì, ubbidendo alle leggi della dinamica, e che hanno intenzione di distruggere tutti quei bei pannelli solari che costano così tanto e che sono così difficili da riparare. Del resto va monitorizzata anche la velocità di rotazione per mantenere costante la gravità. E non si deve trascurare la sorveglianza dei corpi esterni alla stazione, in modo da prevenire collisioni accidentali con meteore, comete e altri simpatici portatori di quantità di moto. Si potrebbe anche tappezzare l'esterno con i pannelli, ma questo richiederebbe una manutenzione eccessiva. Secondo me è meglio fornire la stazione di almeno un paio di centrali nucleari di riserva, poste all'esterno e facilmente sganciabili in caso di necessità. Questo assicurerebbe la fornitura di energia in caso debbano effettuarsi grosse riparazioni alla centrale a pannelli. Un altro valido metodo è quello, ampiamente trascurato, di sviluppare metano dai rifiuti, che vengono così riciclati in parte come fonte di energia e in parte come concime. Però questo comporta l'esistenza di un ecosistema, soprattutto di vegetali all'interno, cosa che crea non pochi problemi relativi alla cura e all'illuminazione, ma il problema principale è questo: un tale ecosistema può andare avanti all'infinito? La prima risposta che mi viene in mente è una domanda: l'umanità è degna di andare avanti all'infinito? A parte questo, ritengo che tale sistema possa andare avanti al massimo per una trentina di generazioni. Bisogna tenere conto del fatto che simili ecosistemi chiusi non esistono sulla Terra, e quindi bisognerebbe creare piante adatte allo scopo, e questo potrebbe migliorare la rendita, ma si sa, gli OGM non sono bene accolti.
Per quanto riguarda acqua, ossigeno e materie prime, il materiale di riporto ottenuto dallo scavo dovrebbe essere sufficiente. Nel caso contrario si può sempre attingere ad altri corpi. In fondo si tratterebbe solo di attività minerarie, non troppo complicate in assenza o in bassa gravità.

Per la propulsione delle navette si potrebbero usare reattori all'idruro di litio 1, non molto complicati ma abbastanza efficienti. L'unico inconveniente è che devono ancora essere realizzati. I reattori a fissione potrebbero essere una valida alternativa, dato che la roccia esterna è sufficiente a schermare l'interno dalle radiazioni. In entrambi i casi l'astroporto diventerebbe più radioattivo del fiato di un alcolizzato appena alzatosi dopo una sbronza di quelle memorabili.
Meglio quindi far allontare le navette, magari sfruttando magneti e superconduttori, che nello spazio interplanetario non danno molti problemi relativi alla temperatura, e potrebbero essere usati anche per immagazzinare l'energia in eccesso. Per l'interno, normali veicoli elettrici dovrebbero essere sufficienti.

1 La reazione è Li7+H1=2He4+17.3 MeV, sufficienti a dare alle due particelle cariche una velocità pari al 22% della velocità della luce. Una nave può raggiungere in 2 mesi 0.15 c, bruciando il 75% del carburante per accelerare e per fermarsi. In una settimana si percorrebbero un milione di Km, in due mesi cento milioni di Km e poi la velocità sarebbe mantenuta costante a 0.22 c, cioè 66.000 Km/s