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San Michele dei Mucchietti

Coordinate: 44°33′06″N 10°47′08″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
San Michele dei Mucchietti
frazione
San Michele dei Mucchietti – Veduta
San Michele dei Mucchietti – Veduta
Veduta di San Michele dei Mucchietti, in sottofondo il Castello di Montegibbio
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Modena
Comune Sassuolo
Territorio
Coordinate44°33′06″N 10°47′08″E
Altitudine150 m s.l.m.
Abitanti1 614 (2014)
Altre informazioni
LingueItaliano, Dialetto sanmichelese
Cod. postale41049
Prefisso0536
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantisanmichelesi, in dialetto s'ciopacrést
Patronosan Michele Arcangelo
Giorno festivo29 settembre
SoprannomeSan Michêl
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
San Michele dei Mucchietti
San Michele dei Mucchietti
Borgo antico di San Michele denominato Era di Gambòun.
Targa a perenne memoria degli esuli Giuliano-dalmati in Piazza Ruini.

San Michele dei Mucchietti (San Michêl nel locale dialetto) è una frazione del comune di Sassuolo, in provincia di Modena, di circa 1.614 abitanti e distante 6,53 chilometri dal capoluogo comunale in direzione Sud-Sud Ovest[1], situata sulla sponda Est del fiume Secchia.

Toponomastica

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Già definita dallo studioso Franco Violi località "in luogo eminente (...) su di una via battuta da millenni[2], prende il nome dalla Ecclesia S. Michaelis, con le prime attestazioni dell'agiotoponimo “San Michele” che risalirebbero al secolo XIII. Tale toponimo deriverebbe, secondo l'interpretazione di alcuni passi del Saccani, dal culto del santo importato dai Longobardi, nella persona della pia donna Berta di Fogliano, figlia di Vilfredo Conte di Piacenza e vedova del Conte Suppone che, “disingannata del mondo si era data a vita religiosa (…), fu la fondatrice della nostra chiesa”.

Il Violi, invece, fa risalire la devozione a San Michele nel modenese prima dell'invasione longobarda, pur riconoscendone il merito nell'accentuazione della diffusione su larga scala[2].

Mucchietti”, invece, deriverebbe “senza alcun dubbio da Mucletum e soprattutto dalla forma genitiva alterata Mocletuli”, con l'attuale toponimo che, “impropriamente sonorizzato al genitivo plurale, è una evidente forzatura sia in chiave semantica che morfologica”.[3]

Preistoria e Storia antica

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Scorcio primaverile del Campanile
Mappa approssimativa dei confini contemporanei del paese. In antichità si faceva risalire il confine Nord fino in località Superchia, integrando invece parte della Rupe del Pescale a Sud.
Veduta del borgo storico dal Ducale Bacino della Legna

Il popolamento preistorico nell'area protocollinare di San Michele rispecchia le vicende storiche delle cittadine circostanti di Castellarano e Sassuolo, partendo dell'età del bronzo con le terramare e successivamente con l'occupazione dei Liguri Friniati e dei Galli Boi. Le terramare rappresentarono la prima civiltà dell'area padana, civiltà nata da una vera e propria colonizzazione con epicentro l'area compresa tra le provincie di Parma e di Modena, che nel 1400 a.C. raggiunse dimensioni epocali. Nella pianura emiliana occidentale la densità demografica provocata da questa colonizzazione sarà raggiunta soltanto durante fasi inoltrate dell'Impero Romano (a testimonio della presenza romana vi sono diversi reperti, prevalentemente in laterizio, tuttora esistenti e conservate in situ presso alcune borgate[4]). La cultura terramaricola è di chiara impronta transalpina, estensione diretta della cultura dei tumuli della Germania meridionale. Strettamente imparentate ad essa sono le civiltà palafitticole sorte intorno ai laghi alpini, come quella intorno al Lago di Garda.

In assoluto la primissima fonte scritta dell'insediamento è altomedievale e risale al 10 Giugno 888, dove in un documento privato tale Donna Berta, figlia di Vilfredo Conte di Piacenza, diede in enfiteusi a tre fratelli di Villa Mocletulo (Domenico, Ariverto e Restàno del fu Auperto)[5] alcune terre, con un canone annuo di "due denari, due polli e due uova"[6].

Con il Diploma di Ottone II (980)[3] viene confermato ai canonici di Parma il così riportato “Castellum de Foliano quod nuncupatur Mucletum cum corte” (ratifica raccertata anche da Ottone III nel 996), innalzato appunto nella corte di Villa di Mocleto (o Mocletolo).[7]

Passata in seguito alla Chiesa di Reggio, come testimonia una Bolla dell'Antipapa Guiberto del 1092[7], fu politicamente soggetta ai Conti di Castellarano, e con detto Castello passò nel 1187 sotto al Comune di Reggio. Mocleto, a partire dal secolo XIII conosciuta come Villa di San Michele di Castellarano o San Michele di Mocleto (il culto del Santo eponimo venne probabilmente importato dai dominatori Longobardi), visse nei secoli a venire turbolenze politiche e vari passaggi di giurisdizione amministrativa.

A inizio 1316 fu teatro di scontri tra fazioni cremonesi (supportate da alleati guelfi bolognesi) contro le truppe capitanate da Francesco Menabuoi da Ferrara, con queste ultime a prevalere e raccontato dal frate agostiniano e storico emiliano Cherubino Ghirardacci, nel suo "Della Historia Di Bologna, Volume 1", edita una prima volta nel 1596.[8]

Nel 1320 fu occupata dai modenesi, per poi essere donata da Rinaldo detto "Passerino" Bonacolsi Signore di Modena ad Azzone Rodeglia, inviso agli abitanti che lo assassinarono nel 1327. Seguì un nuovo passaggio al Comune di Reggio per essere poi ripresa in possesso dai Rodeglia (salvo un periodo di dieci anni a partire dal 1361 dovuto all'acquisizione dei diritti di detta famiglia da parte del futuro Signore di Novellara Feltrino Gonzaga) fino al 1419 quando il marchese Niccolò III d’Este ne prese controllo, per lasciarla governare, tredici anni a seguire, a Lorenzo Strozzi, col titolo di Conte di Castellarano e Campogalliano.[9]

Morto Strozzi, San Michele fu data in investitura ai Marchesi di San Martino d’Este dal Duca Ercole I nel 1501. Proprio nel corso del XVI secolo la località venne a conoscersi come San Michele di Muchieto od “in Muchieto”.

Già dal 1738 San Michele risultava attraversata da una carrozzabile detta Via Ducale[10], che secondo lo studioso Maurizio Pellegrini "non può essere considerata disgiuntamente dagli itinerari della Via Vandelli vera e propria, in quanto si inserisce nel medesimo ambito progettuale: il collegamento di Modena con Massa"[11]. Questa strada (che ricalcava in parte il percorso dell'antica Via Bibulca) congiungeva Sassuolo con San Pellegrino in Alpe via San Michele, Castellarano, Roteglia, Saltino, Montefiorino e Frassinoro ispirò appunto la carreggiata ducale fatta progettare a Domenico Vandelli da Francesco III d'Este per congiungere la capitale con le nuove terre massesi e carraresi, inglobate de facto nel Ducato a seguito del matrimonio del figlio Ercole con Maria Teresa Cybo-Malaspina. Un secondo collegamento con detta strada, detto "Terza Via", aveva inizio all'altezza di Vallurbana e seguiva il percorso delle odierne Via Vandelli[12] (da non confondere con la storica) e Strada Casa Buccelli, passando per Casalpennato e congiungendosi alla principale poco prima di Varana[13].

Cresciuta, secondo Lodovico Ricci[14], sin al raggiungimento di 1905 biolche di estensione nel 1788, San Michele fece parte fino a nove anni più tardi della vicereggenza di Castellarano; durante la rivoluzione francese ebbe parte alla Repubblica Cispadana prima e Cisalpina poi, nel Canton di Sassuolo. Il Tiraboschi ci riporta che “con legge del 1 settembre 1798 San Michele veniva tolta dal Dipartimento del Panaro per essere unita in quello del Crostolo"[15]. Solo a seguito della distrettuazione del 29 dicembre 1815 venne unita definitivamente a Sassuolo per evitare la soluzione di continuità con il vecchio capoluogo di afferenza dovuta al fiume Secchia. Il retaggio storico di affiliazione al vecchio comune e all'area reggiana si nota ancor oggi nell'appartenenza della parrocchia locale alla diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, pur facendo parte della provincia di Modena.

Età contemporanea

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L'età contemporanea vede, come primo grande evento per San Michele a partire dalla Restaurazione, il passaggio dal decaduto Ducato austro-estense all'Italia unita, sulla scia di brevi esperienze come parte delle Province Unite del Centro Italia (1859-1860) e del regno savoiardo (1860-1861).

Come tanti altri centri di piccole dimensioni dell'Emilia San Michele fu coinvolta nella Grande Guerra non tanto in qualità di luogo di scontri quanto come paese d’origine di ventotto caduti, che vengono ricordati da una lapide posta sulla Chiesa parrocchiale, da una più moderna targa commemorativa posta in Piazza Ruini e da un parco monumentale con ventotto cipressi in memoria di ognuno degli "eroi che San Michele offrì alla Patria”, locato all'interno della scuola primaria del paese.

Durante la Seconda Guerra mondiale e la Guerra civile ebbero luogo molti scontri nella zona, insieme ad episodi di violenza da parte dei soldati tedeschi[16] e partigiani (tra gli altri, l'omicidio nel 1946 dell'avvocato reggiano Ferdinando Ferioli, figlio di Aristide, l'ultimo sindaco liberale di Sassuolo prima del fascismo, raccontato da Giampaolo Pansa).[17]

Durante il miracolo economico del distretto sassolese legato al mondo della ceramica (a partire dagli anni ’50) San Michele vide progressivamente abbandonare la sua forte vocazione agricola e mezzadrile, vedendo ampliata la propria componente urbana e residenziale (numerosi i nuclei familiari originari del capoluogo comunale trasferitisi nel paese), eludendo però totalmente il massiccio intervento industriale che ha caratterizzato parte dei panorami dei limitrofi centri del Distretto.

Nell'anno 2004, è stata presa in considerazione dal comune sassolese l'idea di ribattezzare la piazza principale del paese, intitolata a Don Gaetano Ruini, recentemente ristrutturata e decorata con due vasche floreali, Piazza di Mocleto.[18]

Geografia e clima

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Riva del fiume Secchia tra la borgata del Pescale e San Michele.
(dialetto sassolese)

«La curva ‘d Seccia setta San Michél

la specia l’aria liquida e l’aspeta

ch’a pasa l’aqua e agh lasa San Michél

in bras per seimpr in la sô mort perfeta;

la crous dal campanil la sfrisia al mél

dla riva sala ‘d fói: dmenga proteta

dal fint ander dal fióm a fil dl’autùn, con cal paeslein ch’as cuna fiô ‘d ninsun[19]

(IT)

«L’ansa del Secchia sotto San Michele

riflette l’aria liquida ed aspetta

che l’acqua passi lasciandole San Michele

in braccio per sempre nella sua morte perfetta;

la croce del campanile lambisce il miele

della riva gialla di foglie: domenica protetta

dal finto andare del fiume sul filo dell’autunno, con quel paesino che si culla figlio di nessuno.»

"Notturno a San Michele" dell'artista sassolese Gino Fontana

Sito di produzione casearia e vinicola, oltreché ricca di fossili del periodo Zancleano[20], San Michele dei Mucchietti, ubicata ai piedi delle colline e in prossimità del fiume Secchia e dei calanchi, confina a nord con il capoluogo comunale Sassuolo, a Sud con Pigneto, frazione di Prignano sulla Secchia e, al di là del fiume, con Castellarano, con cui comunica con una traversa fluviale (intitolata al martire Rolando Rivi, seminarista quattordicenne trucidato dai partigiani) accessibile a pedoni e ciclisti che da alcuni anni godono di due piste ciclabili che connettono la sponda reggiana con quella modenese. Una avveniristica passerella sospesa sul fiume permette la chiusura dell'anello ciclo-pedonale di circa 12 chilometri, all'altezza di Veggia/Sassuolo Via Indipendenza.

L'abitato è per la quasi totalità inserito nella Riserva della biosfera UNESCO MAB per l'Appennino Tosco-Emiliano[21].

Le borgate storiche di San Michele includono, tra le altre, Ca' di Péffer, Ca' Marèin, Ca' d'i Lvàs, Ca' di Busée, Verdoagla, l'Ardinèl, la Moassa, Ca' Sturtèin, al Bsol, al Bacìn e l'Era di Gambòun.

Il clima di San Michele, subcontinentale, è in larga parte simile a quello del capoluogo comunale di Sassuolo, ma per la sua posizione collinare presenta estati lievemente più fresche grazie alle brezze serali.

Mese Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. mediaC) 5,4 8,2 12,5 16,9 21,8 26,0 29,0 28,3 24,2 18,3 11,9 6,4 6,7 17,1 27,8 18,1 17,4
T. mediaC) 2,3 4,4 8,2 12,2 16,6 20,5 23,1 22,6 19,1 13,9 8,6 3,5 3,4 12,3 22,1 13,9 12,9
T. min. mediaC) −0,8 0,7 3,9 7,5 11,4 15,1 17,3 17,0 14,1 9,6 5,3 0,6 0,2 7,6 16,5 9,7 8,5
Precipitazioni (mm) 61 59 69 80 71 61 44 60 71 93 101 77 197 220 165 265 847

Indice demografico

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Anno Numero abitanti[22]
1593 150
1623 355
1705 300
1724 285
1788 422
1847 845
1867 750
1921 1.309[23]
1936 1.548
1961 1.772
1971 1.606
1981 1.030[24][25]
2001 1.614[24]
2012 1.614

Architetture religiose e civili

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Panoramica della Parrocchiale di San Michele

In quanto storicamente piccolo centro agricolo di passaggio sulla strada ducale che connetteva Sassuolo alla prima montagna modenese, peraltro con scarsi investimenti, non si è riscontrata particolare dinamicità architettonica a livello civile fino agli anni sessanta, quando l'edilizia privata iniziò un ampio sviluppo.

Vi sono, tuttavia, alcuni elementi di rilevanza storica per il paese

L'Arco di Vicolo Rocca, prima della sua demolizione (sarà ricostruito negli anni novanta)
  • L'Arco di Vicolo Rocca, fedelmente ricostruito per iniziativa civile negli anni novanta del XX secolo.
  • L'Era di Gambòun attorno a cui si sviluppa l'antico nucleo con edifici in sasso e mattone a vista.
  • La Chiesa di San Michele Arcangelo, principale centro di culto del paese, originariamente edificata nel secolo IX[26], e soggetta a dipendenza dalla parrocchiale di Castellarano fin circa agli inizio del '500, prima di essere eretta a parrocchia autonoma. La struttura per come la vediamo oggi è stata realizzata nella prima metà del XX secolo, quando il parroco don Annibale Giovanardi fece aggiungere la navata sinistra (1921) mentre il successore don Emanuele Rabitti fece abbattere la sagrestia, spostare il campanile dal lato della facciata principale all'attuale ubicazione (1938) e aggiungere la navata destra[27]. Più volte restaurata nel corso degli ultimi tre secoli, si presenta allo stato attuale a seguito dell'ultimo rilevante intervento del 1997. All'interno della vecchia Parrocchiale era presente un antico organo a partire dal 1757, rimosso (presumibilmente perché troppo vecchio e guasto, nonostante le "accomodature" del 1812 e 1896), sotto parroco Rabitti durante i lavori del 1938. Sono tuttora presenti due opere in tela: il quadro sopra l'altare ritraente un vittorioso San Michele che sconfigge il demonio (rappresentato in sembianze umanoidi, fatto inusuale per l'epoca, e ambientato in un paesaggio ritraente la Valle del Secchia), opera datata 1844 dell'artista sassolese Antonio Valentini. Un altro quadro, di autore sconosciuto, ritrae la "Beata Vergine del Carmine con Sant'Agnese, Sant'Antonio da Padova e San Sebastiano", descritto come già "vecchio" durante la fase di restauro del 1876 da don Pensieri. Nella parete laterale su Via San Michele è stata installata una lapide a ricordo dei caduti del paese durante la Grande Guerra. La Chiesa presenta, allo stato attuale, una pianta a croce latina e aula a tre navate. Il sagrato è cinto da balaustra e si presenta lievemente rialzato rispetto al ciglio della strada, mentre il fronte, con due lesene laterali a sostegno di una liscia trabeazione, è impreziosito da un ampio rosone circolare. Un soffitto a volta con botti e tuscaniche lesene (con alta trabeazione) caratterizzano l'interno della parrocchiale.
  • Oratorio della Beata Vergine di Riobellizzo in San Michele dei Mucchietti
    Il Santuario della Beata Vergine detta di Riobellizzo (o Riobellizzio)[28], ultimato nell'ottobre 1748 e pesantemente ristrutturato esternamente nel 1938 e, internamente, nel 1985[29]. Questo oratorio sussidiario, ad aula unica con abside semicircolare, si affaccia tra via del Poggiolo e via San Michele in muratura di laterizio faccia a vista, con facciata a capanna e campanile a vela sporgente a sovrastare l'ingresso, cui si presenta in asse una finestra allungata con arco a tutto sesto. A coronamento della muratura è presente un cornicione con dentelli a "coda di rondine".
  • Immagine dall'interno del Belvedere Ducale
    La Palazzina del Belvedere (Al Belvedeir), nota anche come Villa Cuoghi o Casino del Belvedere Ducale, sita a San Michele in zona Vallurbana, si erge su un colle che conserva ancora l'originaria sistemazione a giardino formale all'italiana, in mezzo a un boschetto. L'edificio originale, struttura simmetrica di due piani, con retrostante padiglione centrale e adorna di grandi lesene, fu eretto nel 1781 per espresso volere di Ercole III, duca di Modena e Reggio Emilia dal 1780 al 1796, in qualità di residenza di villeggiatura, all'interno dell'area di caccia ducale. Esso era collegato al Palazzo Ducale di Sassuolo tramite un viale ornato da pioppi e cipressini lungo circa cinque chilometri, intersecandosi poi con la strada ducale detta Via Vandelli che univa il Ducato alle terre toscane. All'interno della struttura, oggetto di sequestro durante l'occupazione napoleonica e oggi proprietà privata e solo occasionalmente aperta al pubblico, sono visibili dodici tempere di pregio raffiguranti le residenze estensi nel loro aspetto di fine '700 (autori Giovanni Battista Menabue e Ludovico Bosellini)[26].
Il Campanile della chiesa dedicata a Michele Arcangelo.
Immagine di repertorio di Via San Michele.
Belvedere Ducale
Posizionamento del dialetto sanmichelese all'interno della provincia di Modena.
Immagine dall'interno del Belvedere Ducale
Vicolo La Rocca.

Idioma locale

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Il dialetto sanmichelese è una variante di origine neo-latina afferente alla lingua emiliana, formata dal latino volgare che si è innestato sull'idioma parlato dai precedenti abitanti, i Galli Boi, nel momento dell'occupazione dell'Emilia da parte dei Romani. I galli, o celti, hanno lasciato un retaggio riscontrabile ancora in parole di uso comune, come ad esempio “scràna” ('sedia'). Non fa notare una grossa soluzione di continuità rispetto ai dialetti delle aree limitrofe (generalmente attinenti al triangolo Castellarano-Scandiano-Rubiera) e viene perlopiù assimilato al dialetto modenese di città pur presentando significative variazioni fonetico-lessicali, come la mancanza dei fonemi [z] e [z̪] (resi rispettivamente come [s] e [s̪], es.: modenese furzèina (forchetta) con il locale fursèina, o il modenese z̪ò (giù) con il locale s̪ò), l'allungamento delle vocali toniche di influenza frignanese (seppur non così lunghe) e la fortissima enfasi posta sui dittonghi -ou, -oa, -ei all'interno della parola.

"Ou" rappresenta il dittongo più diffuso. Esso è comunemente usato alla fine della parola nei suffissi -oun, -our, -ous. Il suffisso -oun in parole come boun (bene/buono), strioun (stregone), marangoun (falegname), sdroun (cetriolo), pissoun (piccione), soun (suono), cansoun (canzone), castroun (cicatrice), leoun (leone), sacloun (trasandato), bzuntoun (sprocaccione), mnestroun (minestrone), musgoun (morso), tacoun (appiccicoso), scurtoun (scorciatoia). Il suffisso "ous" in parole come blisgous (scivoloso), nous (noce), ingiurious (ingiurioso), crous (croce), susptous (sospettoso), balous (castagna), invidious (invidioso). Il suffisso "our" in parole come amour (amore), fiour (fiore), biastmadour (bestemmiatore), alvadour (lievito), dulour (dolore), dutour (dottore), ferdour (raffreddore), rasour (rasoio).

Belvedere Ducale

Il dittongo "ou" compare frequentemente anche all'interno delle parole, come in poundegh (topo), soul (sole), louv (lupo), curouna (corona), bouregh (borgo), mount (monte), erbouni (prezzemolo), intouren (intorno), tourel (tuorlo), ourel (orlo), anvoud (nipote), tourta (torta), tramount (tramonto), lusgoun (lacrima), count (conto/conte), frount (fronte).

Il dittongo "oa" compare in parole comuni come stoass (colpo), roasch (pattume), floass (diarrea), picoall (gambo), loasla (lucciola), stoapid (stupido), doaca (duca), roasna (ruggine), moacia (mucchio), scoafia.

Il dittongo "ei" (la pronuncia della "e" è aperta) è frequentemente usato alla fine della frase con il suffisso -ein come in uslein (uccellino), usmarein (rosmarino), rampein (gancio), fein (fieno), vein (vino), srein (sereno), cusein (cuscino), cichein (piccolino), bein (bene), casein (disordine). Ma compare spesso anche all'interno della parola, come in meis (meso), peis (peso), speisa (spesa), areint/ateis (vicino), leint (lento), cricleint/musneint (sporco), furseina (forchetta), scheina (schiena), neiva (neve), reid (rete), feid (fede), peil (pelo), aveir (avere), vleir (volere).

Data la tradizione quasi esclusivamente orale del dialetto sanmichelese non si ha una lessicografia comunemente riconosciuta, come peraltro per larga parte dei dialetti emiliani.

Tradizioni e folclore

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Con cadenza annuale ed ininterrottamente dal 1855, il 15 di Agosto si tiene una processione scalza in onore della Beata Vergine, dove si trasporta una statua della Madonna per le strade di San Michele. Tale cerimonia si deve a un voto fatto dalla popolazione sanmichelese in cambio della fine del colera che colpì dal 1854 la zona[30].

La sagra del paese, attestata ufficialmente una prima volta nel 1761 ma sicuramente di molto antecedente, avviene, di norma, la terza settimana di settembre, richiamando gente dai paesi limitrofi.

Vengono annualmente organizzate la Festa dell'Agricoltura e la Festa del camionista modenese e reggiano (insieme ad altre saltuarie iniziative) nell'area di pertinenza del Circolo degli Alpini di San Michele.

Al paese è intitolato un romanzo della scrittrice Pia Giannuzzi[31].

Sono presenti una scuola dell'infanzia (intitolata a Italo Calvino) e una scuola primaria (Don Carlo Gnocchi)[32].

Infrastrutture e trasporti

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Il paese è lambito dalla SP19, che attraversandolo lo collega sia al capoluogo comunale sia all'area del Pescale, per arrivare fino al centro di Prignano. Una strada secondaria collinare, che ricalca il percorso della "Terza Via" ducale, porta al secondo confine stradale con detto comune nella zona nota come "Ca' Rotte".

È possibile accedere alla provincia reggiana tramite una passerella ciclo-pedonale realizzata sulla diga del Secchia all'altezza di Castellarano.

A fianco dell'alveo del Secchia si trova il Percorso Natura, inaugurato nel 2003 e anch'esso ciclo-pedonale, che ha origine presso la Rupe del Pescale e termina a Modena, per poi congiungersi con la ciclabile della Secchia che porta fino alle sponde del Po nel Basso Mantovano.

Attività e strutture sportive

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La frazione è rappresentata, per quanto riguarda le discipline di calcio e pallavolo, rispettivamente dalla PCS San Michelese, militante in Promozione ma con un recente (e continuativo) passato in Eccellenza e dalla Volley San Michelese femminile[33] che disputa il campionato di Serie C, già ai vertici regionali nel 2015-2016 con la vittoria della Coppa Emilia-Romagna, le quali svolgono le loro attività nel centro sportivo "G. Zanti", costituito da campo a 11 sintetico di ultima generazione (rifatto nell'estate 2016, il primo in Emilia-Romagna), un campo in sintetico a 7, 2 palestre per calcetto e pallavolo, un campo da padel e 6 spogliatoi. Il campo principale, delle misure di 60x98,50m, è dotato di tribuna coperta con capienza 300 spettatori.

È possibile praticare il tennis e altre discipline presso il circolo "Sporting Club", che nel recente passato ha ospitato eventi di rilevanza internazionale.[34]

Veduta dello Stadio Zanti

La frazione è stata più volte tappa del Giro d'Italia Ciclocross.

  1. ^ La frazione di San Michele dei Mucchietti nel comune di Sassuolo
  2. ^ a b Franco Violi, Lingua, folclore e storia nel modenese, Modena, Aedes Muratoriana, 1974, pp. 47-63.
  3. ^ a b Giorgio Boccolari, Paolo Golinelli e et al., Canossa prima di Matilde. Atti del Convegno Internazionale di Studi "Canossa prima de Matilde. Origine della potenza dei da Canossa," svoltosi a Reggio Emilia di 19-20 giugno 1987, Milano, 1990, pp. 93-120.
  4. ^ Luigi Malnati (a cura di) e Andrea Cardarelli (a cura di), Atlante dei Beni Archeologici della Provincia di Modena, Volume III (Collina), All'Insegna del Giglio, 2003, p. 292.
  5. ^ Ireneo Affò, Storia della città di Parma, scritta dal P. Ireneo Affò, VOLUME 1, Parma, Carmignani, 1792, p. 214.
  6. ^ Antonia Bertoni, Come acqua sui sassi. Storia perduta di San Michele dei Mucchietti, Sassuolo, Incontri Editrice, 2022, ISBN 9788899667610.
  7. ^ a b Girolamo Tiraboschi, Dizionario topografico-storico degli stati estensi. Opera postuma del cavalier abate Girolamo Tiraboschi, tomo 1., 1824.
  8. ^ Della historia di Bologna, su books.google.it.
  9. ^ Don Giovanni Saccani, S. Michele dei Mucchietti, cenni storici, Reggio, 1896.
  10. ^ Mappa della Via Ducale (a puntini) che si congiunge con la Via Vandelli, su telegra.ph.
  11. ^ Lucio Gambi et al., La via Vandelli, strada ducale del '700 da Modena a Massa - i percorsi del versante emiliano, Artioli, 1987, p. 109
  12. ^ Giulio Ferrari, Guida alla Via Vandelli, Terza edizione, Terre di mezzo Editore, 2024, ISBN 979-1259962164.
  13. ^ Percorso (a trattini) che congiungeva Vallurbana e San Michele dei Mucchietti alla Via Vandelli detto Terza Via, su telegra.ph.
  14. ^ Lodovico Ricci, Corografia dei territori di Modena, Reggio, e degli altri stati già appartenenti alla casa d'Este, Modena, Soliani, 1806.
  15. ^ Girolamo Tiraboschi, Diritti della città di Modena sulle acque di Secchia nella causa istituita per sovrano comando in via di compromesso tra la comunità di Modena e la comunità di Sassuolo., Modena, 1827, p. 33.
  16. ^ Ilva Vaccari, Dalla parte della libertà, Santa Sofia di R., Stab. Tip. dei Comuni per COOP Estense, 1999, pp. 523-524
  17. ^ Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, ISBN 88-8274-759-X.
  18. ^ Verbale della Commissione Toponomastica - 01/06/2004, su comune.sassuolo.mo.it. URL consultato il 7 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  19. ^ Emilio Rentocchini, Lingua Madre, Sassuolo, Incontri, 2016.
  20. ^ AA.VV., PARVA NATURALIA (PDF), 10 (2012 -2014), Piacenza, Società Piacentina di Scienze Naturali, Maggio 2014, pp. 41, 46, 61.
  21. ^ Riserva MAB Appennino Tosco-Emiliano - Appennino Biosfera - Mappa della Riserva, su mabappennino.it. URL consultato l'8 ottobre 2021.
  22. ^ I dati dal 1593 al 1867 sono stati estrapolati dal testo del Saccani, citato anteriormente, a pagina 10. I dati dal 1961 al 2001 sono reperibili presso il sito ebiblio.istat.it, ma, considerando la "doppia dicitura" S.M.dei M. e San Michele, oltre alla differenziazione della borgata di Case Pifferi e alle cosiddette "case sparse", non si ha la pretesa di presentarli in via definitiva.
  23. ^ CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE DEL REGNO D'ITALIA AL 1° DICEMBRE 1921, VIII - EMILIA, PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA.
  24. ^ a b Esclusa la località di Case Pifferi.
  25. ^ La grande differenza di valori, considerando il decennio precedente e quello successiva, parrebbe essere un errore di registrazione. È presumibile che il computo corretto fosse 1.630.
  26. ^ a b Modena e provincia. Le regge del ducato estense. Carpi, Vignola, Nonantola. Touring. Milano; br., pp. 138, ill., cm 13x23. (Guide Verdi d'Italia). Collana: guide Verdi d'Italia. (rif. pagina 90)
  27. ^ S.Michele dei Mucchietti : (l'archivio parrocchiale racconta...) / Giuseppe Gazzadi [S.l. : s.n.], stampa 1988, pag. 7.
  28. ^ Luoghi di culto - Oratorio della Beata Vergine di Loreto - Necrologie Gazzetta di Modena, su Necrologie. URL consultato il 2 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2021).
  29. ^ S.Michele dei Mucchietti : (l'archivio parrocchiale racconta...) / Giuseppe Gazzadi [S.l. : s.n.], stampa 1988..
  30. ^ S.Michele dei Mucchietti : (l'archivio parrocchiale racconta...) / Giuseppe Gazzadi [S.l. : s.n.], stampa 1988.
  31. ^ San Michele dei Mucchietti, romanzo, su adamoli.org.
  32. ^ Scuola Don Gnocchi, San Michele dei Mucchietti, su icsassuolo3sud.edu.it.
  33. ^ Volley San Michelese, su volleysanmichelese.com.
  34. ^ Torneo internazionale di Tennis maschile a San Michele dei Mucchietti, su sportingclubsassuolo.it.

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