Maurizio Lazzaro de Castiglioni
Maurizio Lazzaro de'Castiglioni | |
---|---|
Nascita | Milano, 27 marzo 1888 |
Morte | Roma, 1962 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Italia |
Forza armata | Regio Esercito Esercito Italiano |
Arma | Fanteria |
Corpo | Alpini |
Grado | Generale di corpo d'armata |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Comandante di | 5ª Divisione alpina "Pusteria" FTASE |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Modena |
dati tratti da Gli Ordini militari di Savoia e d'Italia dell'Associazione Nazionale Alpini[1] | |
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Maurizio Lazzaro de'Castiglioni (Milano, 27 marzo 1888 – Roma, 8 aprile 1962) è stato un generale italiano.
Pluridecorato ufficiale, veterano della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale, durante la seconda fu dapprima Capo ufficio operazioni dello Stato maggiore del Regio Esercito, e poi comandante della 5ª Divisione alpina "Pusteria". Nel secondo dopoguerra fu Comandante della forze terrestri alleate del sud Europa (FTASE Land South).
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Milano il 27 marzo 1888, si arruolò nel Regio Esercito frequentando l'Accademia Militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente nel 1910.[2]
Prese parte alla guerra italo-turca combattendo in Libia a partire dal 1911.[2] Fu decorato con una Medaglia d'argento al valor militare per il suo comportamento nel combattimento di Bu Mofer, (10 ottobre 1912)[3] in seno al battaglione alpini "Edolo", e due medaglie di bronzo e la promozione a tenente per merito di guerra ottenuta il 19 dicembre 1912.[2] Durante la grande guerra si batté sul Tonale e sulle Dolomiti. Comandante di una centuria del 5º Reggimento alpini viene decorato con una seconda Medaglia d'argento per aver conquistato una posizione nemica in alta montagna, e il 25 agosto 1915 con rapida mossa, alla testa del suo reparto, si impadronisce di Cima Payer,[4] nella zona dell'Adamello.[2] Con la conquista di Cima Payer il suo reparto d'assalto diviene noto come "Centuria Valcamonica", e fu protagonista di numerose, audaci, imprese. Il reparto venne sciolto in seguito al suo ferimento, avvenuto in seguito allo scoppio di un proiettile d'artiglieria sul Monticelli che ne causò l'amputazione della mano destra.[2] Rimasto esposto al freddo intenso, subì il congelamento e gli dovettero essere amputate le dita del piede. Rientrato in servizio dopo la convalescenza, nel 1917 fu assegnato con il grado di maggiore al Comando Supremo,[5] impiegato come ufficiale di Stato maggiore.[2]
Dopo la fine del conflitto, tra il 1921 e il 1922 frequentò la Scuola di guerra dell'esercito, e nel 1926 assunse il comando del battaglione alpino "Edolo".[2] Promosso colonnello[2] nel 1934, ricopre importanti incarichi, anche in seno alla Scuola di guerra e allo Stato maggiore del Regio Esercito, assumendo poi il comando del 2º Reggimento alpini.[6] Con Regio Decreto del 4 giugno 1934 è promosso colonnello per meriti eccezionali.[7] A partire dal 1937 presta servizio presso il Ministero della guerra, e nel gennaio 1940 è promosso al grado di generale di brigata.[8]
Con l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, assume l'incarico di Capo ufficio operazioni dello Stato maggiore passando come generale di divisione, il 1º ottobre 1942, al comando della 5ª Divisione alpina "Pusteria"[6] appena rientrata dalla Jugoslavia,[2] ora in riordinamento in Liguria, nell'area di La Spezia.
La divisione agli ordini del generale De Castiglioni fu impiegata dall'11 novembre in poi sul fronte alpino occidentale[9] e lui si distinse per le iniziative a tutela della comunità ebraica nei territori francesi occupati.[10][11]
Con la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 riesce a sfuggire alla cattura da parte delle truppe tedesche, trasferendosi al sud dove collaborò con il Ministero della guerra, svolgendo incarichi speciali, alla ricostituzione delle unità dell'esercito.[8]
Nel secondo dopoguerra fu elevato al rango di generale di corpo d'armata[8] e ricoprì gli incarichi di comandante militare territoriale di Palermo, nel 1946 della Divisione di sicurezza interna "Aosta" a Messina, comandante militare territoriale di Padova e quindi di Verona. Nel 1951 diviene Comandante delle forze terrestri alleate del sud Europa (FTASE Land South), uno dei posti di comando più importanti nell'ambito della NATO.[8][12] Collocato a riposo per raggiunti limiti di età il 30 agosto 1952, si spense a Roma nel 1962.[8]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]— Regio Decreto n.254 del 3 ottobre 1941.
— Decreto Luogotenenziale 14 ottobre 1915
Onorificenze estere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bianchi 2012, p. 72.
- ^ a b c d e f g h i Bianchi 2012, p. 73.
- ^ Del Boca 2010, p. 190.
- ^ Tale cima ospitava un importante osservatorio nemico.
- ^ Dopo la battaglia di Caporetto svolse il ruolo di ufficiale di collegamento tra il Comando Supremo italiano e quello del X Armata inglese al comando di Lord Cavan.
- ^ a b Pettibone 2010, p. 145.
- ^ Con la seguente motivazione: Valoroso comandante di truppe, trascinatore di uomini, decorato sei volte al valore, promosso per meriti di guerra, mutilato. Valente ufficiale di stato maggiore, prescelto a prestare servizio nei più importanti uffici, ovunque si distinse per doti di carattere, di fede, di intelligenza, di vasta cultura professionale e per il contributo portato in lavori di grande importanza.
- ^ a b c d e Bianchi 2012, p. 74.
- ^ La Divisione "Pusteria" fu schierata in Provenza, operando all'interno della 4ª Armata del generale Mario Vercellino. Alla data dell'8 settembre 1943 la Grande Unità era in fase di rientro in Italia.
- ^ ....."Dedicato all' onore e alla memoria del generale Maurizio Lazzaro De Castiglioni, comandante della divisione ' Pusteria' che ha salvato le vite di mia moglie, di mia sorella, di mio fratello, della sua intera famiglia nel 1943 a Grenoble. E che ha salvato la vita di migliaia di bambini ebrei. Ha rifiutato di consegnarli alla polizia di Vichy e ai campi tedeschi della morte..." estratto da "Un giorno di maggio per non dimenticare" di Furio Colombo in La Repubblica del 15 maggio 1994.[1]
- ^ Le général de Castiglioni s’est signalé par une attitude souvent clémente par rapport aux brutalités à venir sous l’occupation allemande. Sa priorité est de garantir l’ordre public et la sécurité des troupes face aux actions menées par la Résistance. Dès le début, le général italien assurait au préfet que « la présence de mes troupes dans le département ne veut pas avoir un caractère inamical envers les autorités françaises, et que les soldats italiens ne se livreraient pas à des perquisitions ou à des réquisitions ». Les juifs et les étrangers pourchassés par les Allemands trouvent à ses côtés une réelle protection, par humanisme certes, mais aussi pour manifester son opposition, parfois « musclée » aux Allemands. Ceux-ci, d’ailleurs, se méfient du comportement des Italiens et s’infiltrent progressivement (la 157e Division de Réserve allemande) dans leur dispositif : dans la vallée du Rhône, en Isère (38) et Savoie (73-74) ainsi que dans la région de Nice (06). Son comportement en tant que commandant de l’occupation illustre les valeurs qui l’animaient. II a sans doute contribué à la réputation - au mythe ? – du « brave Italien ». Jean-Louis PANICACCI, L'occupation italienne, Sud-Est de la France, juin 1940-septembre 1943, Collection Histoire, Presses Universitaires de Rennes, 2010, 439 pages.
- ^ Fu sostituito su decisione del Consiglio dei ministri per i contrasti avuti con l'ammiraglio Robert B. Carney a proposito del ruolo che avrebbe dovuto avere il comando italiano nei confronti delle truppe atlantiche greche e turche, e nominò al suo posto il generale Enrico Frattini, considerato gradito al generale Matthew Ridgway, alla vigilia della visita di quest'ultimo in Italia.
- ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1933, p. 437. URL consultato il 22 agosto 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andrea Bianchi, Gli Ordini militari di Savoia e d'Italia dell'Associazione Nazionale Alpini, Edizioni Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-3-9.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
- Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1986, ISBN 978-88-04-42660-8.
- (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
- Mario Silvestri, Isonzo 1917, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001, 978-88-17-07131-4.
- Giovanni Cecini, Il salvataggio italiano degli ebrei nella Francia meridionale e l'opera del Generale Maurizio Lazzaro de'Castiglioni, Roma, Stato Maggiore Esercito Ufficio Storico, 2020.
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