[go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Rucellai

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Famiglia Rucellai)
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Rucellai (disambigua).
Rucellai
Trinciato: nel 1° di rosso, al leone d'argento (talvolta leopardito); nel 2° fasciato increspato d'azzurro e d'oro
Stato Repubblica di Firenze
Ducato di Firenze
Granducato di Toscana
TitoliNobili patrizi di Firenze
FondatoreAlamanno, detto "l'Oricellario"
Data di fondazioneXII secolo
Rami cadettiRicasoli-Rucellai
Lo stemma di famiglia: Il leone d'argento sarebbe stato concesso in seguito all'aiuto militare dato da Berlighieri Rucellai a Siena nel 1318, essendo infatti il simbolo del popolo senese (esterno di Santa Maria Novella)
Palazzo Rucellai
Busto rinascimentale di Palla di Bernardo Rucellai (1448-1515)

I Rucellai (o Ruccellai o Oricellari) furono una famiglia nobile di Firenze.

La prima menzione documentata si ha nel XII secolo, quando un certo Alamanno era soprannominato l'"Oricellario" per aver scoperto la proprietà colorante di alcuni licheni del genere Roccella, Pertusaria, ecc.

La tradizione vuole che questo mercante, in viaggio nelle Isole Baleari, si fosse accorto per caso di come alcune piccole piante prendessero una spiccata colorazione rossa orinandoci sopra. Infatti è attraverso il processo chimico di precipitazione con ammoniaca (contenuta appunto anche nell'urina), che si estrae il colorante oricello rosso violaceo che diventò tipico dei panni di lana fiorentini (oricello potrebbe infatti derivare da "orina").

La famiglia Rucellai applicò con successo questa scoperta e grazie al commercio dei prodotti lanieri riuscì ad accumulare notevoli ricchezze che permisero alla casata di inserirsi a partire dal secolo successivo (il Trecento) fra i magnati del Comune, al quale diedero 85 priori e 14 gonfalonieri di giustizia.

Già nel XIII secolo i Rucellai avevano un'importante cappella nel transetto di Santa Maria Novella, nella quale si trovava la Maestà del senese Duccio di Buoninsegna, che prese il nome di Madonna Rucellai e che oggi si trova agli Uffizi.

La famiglia Rucellai, con la figura di Giovanni Rucellai, fu dalla seconda metà del Quattrocento mecenate di Leon Battista Alberti, il quale poté creare alcuni importanti capolavori a Firenze, come il Palazzo Rucellai, il Tempietto in San Pancrazio e, soprattutto, la mirabile facciata marmorea di Santa Maria Novella.

Bernardo Rucellai fu l'iniziatore delle riunioni dell'Accademia platonica nei giardini di sua proprietà, gli Orti Oricellari, che proseguirono con i suoi figli Giovanni e Palla e che ebbero tra i protagonisti Niccolò Machiavelli. Due volte l'Accademia ebbe tra i suoi partecipanti dei congiurati contro i Medici, nel 1513 e nel 1521, ma in nessuna di queste occasioni fu incolpato un Rucellai, anche se nel 1523 il circolo degli Orti dovette chiudere per via della burrasca sorta dall'ultima congiura di due anni prima.

Alla fine dell'Ottocento il Palazzo Rucellai fu uno dei più importanti salotti mondani di Firenze, grazie alla nobildonna russa Lysina, che aveva sposato il ministro del granduca Giulio Rucellai. Una volta alla settimana erano celebri le riunioni nel palazzo, alle quali partecipava tutta la nobiltà cittadina e altri personaggi di spicco come Gabriele D'Annunzio, che vi veniva apposta dal suo ritiro a Settignano, o come Harold Acton, il proprietario di Villa La Pietra, autore delle Memorie di un esteta dove ricordava con humor e nostalgia queste riunioni, quando la loro stagione era ormai già scomparsa.

Da un ramo della famiglia trasferitosi a Lione per ragioni di commercio nel XV secolo ha avuto origine un ramo francese di cognome Rousselt. A Roma abitarono il palazzo poi detto Ruspoli.

Personaggi di spicco

[modifica | modifica wikitesto]
Emblema con le tre piume sul soffitto di Palazzo Rucellai. Il significato araldico è controverso; secondo alcuni i tre anelli con dimanate intrecciati erano un omaggio all'impresa araldica di Cosimo il Vecchio, mentre l'anello con le tre piume sarebbe stata adottata alcuni decenni dopo e usata anche da Lorenzo il Magnifico e Leone X, e rappresenterebbe le tre virtù teologali: fede, speranza e carità
la vela della Fortuna, con le sartie spiegate al vento era invece il simbolo di impresa, spesso citato come motivo ornamentale nelle opere da essi commissionate

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]