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Álmos

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Álmos
Álmos in un'illustrazione tratta dalla Chronica Picta
Gran principe degli Ungari
In carica850 circa-895 circa
PredecessoreLevedi ?
SuccessoreÁrpád
NascitaUngheria, 820 circa
MorteTransilvania, 895 circa
DinastiaArpadi
PadreÜgyek o Elöd
MadreEmese
FigliÁrpád
Religionepaganesimo

Álmos (AFI: [a:lmoʃ]), Almos[1] o Almus[2], talvolta italianizzato in Almo[3] (Ungheria, 820 circa – Transilvania, 895 circa) è stato un nobile ungherese e, secondo il resoconto fornito dalle cronache magiare di epoca successiva, il primo capo della "federazione libera" delle tribù ungare[4].

Salito al potere intorno all'850, resta oggetto di dibattito accademico se fosse il regnante sacro (kende) dei Magiari o il loro capo militare (gyula).[4] La sua biografia è costellata di elementi immaginari e reali: nato, secondo la leggenda, grazie all'intervento di una figura mitologica, secondo Costantino VII Porfirogenito, accettò la sovranità del khagan dei Cazari nel primo decennio del suo regno, ma gli Ungari agirono indipendentemente da questi ultimi dall'860 circa. La Chronica Picta narra che morì assassinato in Transilvania all'inizio della conquista ungherese del bacino dei Carpazi intorno all'895.

Suo figlio Árpád risultò il capostipite della prima casa regnante d'Ungheria, rimasta al potere fino al 1301.

L'anonimo notaio di re Béla, lo sconosciuto autore delle Gesta Hungarorum realizzato intorno al 1200 al 1210, affermava che Álmos discendeva dalla dinastia di Attila, re degli Unni.[5][6][7][8][9] Simone di Kéza, cronista della fine del XIII secolo, riferiva che Álmos era «della stirpe dei Turul».[10][11] Lo scrittore riportava inoltre lo stendardo del condottiero unno, il quale recava «l'immagine dell'uccello mitologico che gli Ungari chiamano turul» identificato come girfalco o falco.[8][12] La presenza del volatile gioca un ruolo importante nella leggenda sulla nascita di Álmos, come riferiscono sia le Gesta Hungarorum sia la Chronica Picta.[13] La leggenda narra che la madre di Álmos, già incinta di lui, sognò di un uccello predatore «che aveva le sembianze di un falco» e che la fecondava.[14][15] Una simile vicenda vanta strette analogie a livello folkloristico nell'ambiente nomade della steppa. In particolare, nella Storia segreta dei mongoli, si sostiene che la suocera di Genghis Khan sognò un falco bianco che teneva «il Sole e la Luna nei suoi artigli» (il turul viene solitamente raffigurato con un sole) che piombava dal cielo e si appoggiava sulla sua mano, predicendo così la nascita di un bambino e della dinastia reale.[16][17] Una simile storia si spiega col fatto che i falchi erano spesso associati alla fertilità. Più nel dettaglio, questa specie ornitologica «compare in molte leggende sulla fondazione di dinastie e imperi» ed è popolare nelle tradizioni e nel simbolismo di tutti i popoli steppici.[17]

Gli storici Gyula Kristó e Victor Spinei hanno riferito che questa storia inizialmente narrava l'origine della famiglia di Álmos da un antenato totemico.[10][13]

Secondo le Gesta Hungarorum, Álmos nacque dal capo scita Ügyek e da Emese, figlia del «principe Eunedubeliano».[6][17] Kristó ha immaginato che il suo nome, contenente l'antico termine ungherese che stava per madre (em), potrebbe essere stato inventato dall'anonimo.[6] Per quanto riguardava la moglie di Álmos, l'autore si riferiva alla donna come alla «figlia di un certo nobilissimo principe della Scizia».[18] Il nome del padre di Álmos rimane incerto perché le cronache magiare lo riportano in due varianti distinte.[6] L'anonimo afferma che si chiamava Ügyek, mentre la Chronica Picta del XIV secolo sostiene che Elöd, lo stesso figlio di Ügyek era il padre di Álmos.[6][19] Kristó dice che entrambi i nomi potrebbero essere stati inventati dai cronisti, in quanto il nome di Ügyek deriva dall'antico termine ungherese ügy ("santo, sacro"), mentre con Elöd si farebbe semplicemente riferimento a un antenato.[6] L'anonimo sostiene che Ügyek celebrò le nozze con Emese nell'819.[6] Qualora questa data fosse corretta, Álmos nacque intorno all'820.[13]

L'anonimo compie un collegamento tra il nome di Álmos e la parola ungherese con cui si indica il sogno (álom), che resta forse l'origine più accreditata del nome.[9][20] Poiché nell'ungherese moderno il sostantivo significa "assonnato", "assopito", appare lecito sostenere che il significato del nome Álmos potrebbe essere lo stesso.[20] Se questa teoria fosse valida, il termine "sogno" si adatterebbe meglio alla leggenda che circonda la sua nascita, la quale riferisce di quanto immaginato da sua madre.[20] Álom ha la sua radice nel proto ugro-finnico *adema ("dormire, sogno"), ma anche il vogulo ӯлем (ūlem, "sogno") lascia palesare la somiglianza. Anche Kristó ha ammesso che l'etimologia del nome Álmos «è possibile nel modo descritto dall'anonimo notaio, ovvero che il nome Álmos potrebbe derivare dall'ungherese álom (almu)».[21] Autori più scettici hanno inoltre osservato che «la teoria etimologica legata ad álom resiste alle obiezioni».[22]

Gli storici András Róna-Tas e Victor Spinei sostengono dal canto loro che il suo nome sia di origine turcica.[1][23] Ad ogni modo, lo stesso Spinei ha invitato a ricordare che l'etimologia di un nome non riflette sempre l'etnia del suo portatore.[24] Nonostante il 10% del lessico nell'ungherese moderno sia di origine turca e le influenze si estendano anche al campo genetico e culturale, i Magiari non sono un popolo turco.[25]

Álmos, nato da un principe magiaro ed Emese, «la madre di ogni persona di etnia ungara», condusse il suo popolo alla conquista del bacino dei Carpazi dopo essere stato attaccato dai Peceneghi.[17][26][27] Scelto come capo dei Magiari dai nobili della sua terra, subentrando a Lebed, la fazione capeggiata da Álmos si rivelò la più forte delle sette tribù ungare.[28]

(LA)

«Anno dominice incarnationis DCCC XVIIII Vgek, sicut supra diximus, longo post tempore de genere Magog regis erat quidam nobilissimus dux Scithie, qui duxit sibi uxorem in Dentumoger filiam Eunedubeliani ducis nomine Emesu, de qua genuit filium, qui agnominatus est Almus. Sed ab euentu diuino est nominatus Almus, quia matri eius pregnanti per sompnium apparuit diuina uisio in forma asturis, que quasi ueniens eam grauidauit et innotuit ei, quod de utero eius egrederetur torrens et de lumbis eius reges gloriosi propagarentur, sed non in sua multiplicarentur terra. Quia ergo sompnium in lingua Hungarica dicitur almu et illius ortus per sompnium fuit pronosticatus, ideo ipse uocatus est Almus. Vel ideo uocatus est Almus, id est sanctus, quia ex progenie eius sancti reges et duces erant nascituri.»

(IT)

«Nell'anno 819 dall'incarnazione di Nostro Signore, Ügyek, che, come abbiamo detto sopra, essendo della famiglia del re Magog divenne molto tempo dopo il più nobile principe della Scizia, prese in moglie a Dentumoger la figlia del duca Eunedubeliano, chiamata Emese, dalla quale ebbe un figlio, Álmos. Ebbene, egli era detto Álmos per un evento divino, perché quando lei era incinta una visione divina apparve in sogno a sua madre sotto forma di falco. Come se stesse piombando su di lei, la ingravidò e le fece sapere che dal suo grembo sarebbe fuoriuscito un giovane speciale e dalla sua stirpe sarebbero stati generati re gloriosi, ma che non sarebbero cresciuti nella loro terra. Poiché, come si sa, con "álom" si indica la parola "sogno" nella lingua ungherese e la sua nascita fu predetta in fase onirica, andò chiamato Álmos. Potrebbe altresì essere stato chiamato Álmos, cioè santo, perché dalla sua linea nacquero re e duchi santi.»

Álmos in un'illustrazione immaginaria

Stando all'anonimo, l'elezione al potere di Álmos fu suggellata definitivamente quando i sette capi «prestarono giuramento secondo usanze pagane, ovvero versando delle gocce di sangue su un'unica nave».[7][8] Si introdussero inoltre dei princìpi di base del governo, incluso il diritto ereditario dei discendenti di Álmos a succedergli nella carica e la facoltà per l'erede dei suoi elettori a godere di un seggio nel consiglio reale.[8] Secondo lo storico Pál Engel, la vicenda del «patto di sangue» (in ungherese Vverszerződes), la quale riflette la filosofia politica degli autori basso-medievali piuttosto che gli eventi reali, è stata «spesso presentata dagli studiosi ungheresi come la primissima manifestazione del pensiero parlamentare moderno in Europa» fino al 1945.[8]

Una versione fortemente contrastante del 950 circa redatta dall'imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito afferma invece di Álmos che suo figlio Árpád fu il primo capo supremo delle tribù ungare; inoltre, riporta che l'elezione di Árpád fu avviata dal khagan cazaro.[1][29] Sempre nello stesso resoconto, si asserisce che il khagan spedì un delegato ai voivodi (capi dei vari gruppi ungari), dopo essere stati costretti dai Peceneghi a lasciare le loro terre vicino al khaganato cazaro e a stabilirsi in un nuovo territorio chiamato Etelköz.[29][30] Il khagan ipotizzava di nominare uno dei voivodi, tale Levedi, a guidare le tribù ungare per meglio perseguire i suoi interessi.[1][29] Inaspettatamente Levedi rifiutò l'offerta del khagan, proponendo invece al suo posto uno dei suoi pari, Álmos o il figlio di Álmos, Árpád, alla carica proposta.[1][31] Il khagan accettò l'offerta di Levedi e diede le disposizioni necessarie affinché si tenessero le elezioni. Così, gli Ungari elessero il loro primo principe, ma preferirono investire Árpád anziché suo padre.[1][31] L'opera di Costantino VII, che definiva i Magiari «Turchi», benché fornisca elementi veritieri nella sostanza a giudizio degli studiosi occidentali, indica spesso dati confusi e intrisi di leggende.[25][32][33]

Gyula Kristó e altri autori confutano il resoconto di Porfirogenito dell'omissione di Almos a favore di suo figlio, dicendo che la leggenda del turul collegata alla nascita di Álmos dimostra il suo ruolo come capostipite della sua dinastia.[21][31] Stando a tale ricostruzione storiografica, il racconto dell'imperatore si baserebbe su un resoconto di uno dei discendenti di Árpád di nome Termacsu, il quale sottolineò con questo resoconto dell'elezione di Árpád che solo gli eredi di quest'ultimo erano adatti a guidare gli Ungari; gli altri figli di Álmos rimanevano infatti esclusi.[31] András Róna-Tas afferma che Costantino Porfirogenito riferiva in modo maldestro di un colpo di stato organizzato contro il kende Levedi ad opera del gyula Álmos, che fece eleggere suo figlio Árpád come sovrano al posto del suo precedente avversario.[34] Uno studioso dell'Asia centrale della fine del IX secolo, Abu Abdallah al-Jayhani, le cui opere sono state parzialmente trasmesse grazie ai lavori di Ibn Rusta e di altri autori musulmani, conferma l'esistenza di queste due alte cariche tra gli Ungari.[35][36] Egli descrive il kende come il sacro sovrano degli Ungari e il gyula come il loro comandante militare.[35] Gli storici discutono ancora su quale dei due incarichi fosse stato davvero ricoperto da Álmos.[8][34][35]

«Il chagan gli disse [a Levedi]: "Ti abbiamo invitato per questo motivo, affinché, dato che sei nobile, saggio, valoroso e primo [tra gli Ungari], ti potessimo nominare principe della tua nazione: che tu possa essere obbediente alla nostra parola e ai nostri ordini". Tuttavia egli, per tutta risposta, affermò: "Stimo molto le tue considerazioni e la tua fiducia nei miei confronti e ti ringrazio in modo sincero, ma poiché non sono abbastanza forte per questo incarico, non posso obbedirti; d'altra parte, però, c'è un voivoda diverso da me[, chiamato Álmos], che ha un figlio [di nome Árpád]. Suggerisco piuttosto che uno di essi sia fatto principe e possa così obbedire alla tua parola". Il chagan si rallegrò per quanto detto, incaricando alcuni dei suoi uomini ad andare con lui e a giungere da loro [gli Ungari]. Dopo averne discusso con questi, essi preferirono il figlio [Árpád] al padre [Álmos], perché assai ammirati per la saggezza, il consiglio e il valore, oltre che perché lo ritenevano capace di governare. Così, lo nominarono principe dei Cazari, ovvero zakanon, secondo le proprie usanze, sollevandolo su uno scudo.»

Kristó riferisce che Álmos fu a capo dell'unione tribale ungara dall'850 circa.[38] Secondo la narrazione di Porfirogenito, inizialmente il nobile accettò la sovranità del khagan al di sopra della sua.[35] Ad ogni modo, gli Ungari apparentemente raggiunsero la loro indipendenza intorno all'860, poiché da allora in poi compaiono i primi rapporti sui loro saccheggi in Europa centrale.[35] Gli Annales Bertiniani indica poi la loro incursione nel regno di Ludovico il Germanico nell'862.[39] In quel frangente storico, tre tribù che si separarono dal khaganato cazaro, conosciute da Porfirogenito come Κάβαροι (Kabaroi), scelsero di unirsi agli Ungari negli anni 860 o 870.[40][41] Spinei sottolinea che il loro arrivo fu testimoniato dall'anonimo, che cita «i sette duchi cumani» che «si sottomettevano al principe Álmos» a Kiev.[42][43]

Lo scrittore basso-medievale scrive di una guerra tra gli Ungari e la Rus' di Kiev conclusasi con la vittoria dei primi, comandati da Álmos.[44] La Cronaca degli anni passati, redatta in Rus', racconta di una "collina in mano ungara" situata a Kiev nell'882, in concomitanza con l'occupazione della città da parte di Oleg di Novgorod.[44][45] La stessa cronaca menziona altresì il «castello di Ol'ma» (Олъминъ дворъ), localizzato sulla stessa collina.[39] Georgij Vernadskij afferma che questa fortificazione difensiva doveva il suo nome ad Álmos, ma questa teoria non risulta unanimemente accettata a livello storiografico.[39]

Conquiste effettuate dagli Ungari nell'IX secolo

Gli Ungari che vivevano nelle parti più occidentali delle steppe pontico-caspiche venivano occasionalmente assunti dalle potenze vicine come mercenari per intervenire nelle loro guerre.[43] Si pensi, a titolo di esempio, a quando furono incaricati di invadere la Grande Moravia al soldo di Arnolfo di Carinzia nell'892.[2][43] Il loro intervento in un conflitto tra il Primo Impero Bulgaro e l'impero bizantino provocò una contro-invasione congiunta da parte dei Bulgari e dei Peceneghi.[46] I Magiari dovettero lasciare le steppe del Ponto e attraversare i Carpazi in cerca di nuovi territori in cui stanziarsi intorno all'895.[47][48]

Secondo le Gesta Hungarorum, gli Ungari invasero il bacino dei Carpazi sotto la guida di Álmos, che «elevò suo figlio, Árpád, al rango di comandante e maestro» della federazione tribale ungara situata a Ungvár (Užhorod, Ucraina).[49][50] Da quel momento in poi, l'anonimo autore non menziona più Álmos.[49] Nella contrastante versione fornita dalla Chronica Picta, si asserisce che Álmos «non poté arrivare in Pannonia perché ucciso a Erdelw», ovvero in Transilvania.[8][35][51] A giudizio di Kristó, la cronaca conserva la memoria del sacrificio di Álmos per glorificare la catastrofica sconfitta del suo popolo subita da parte dei Peceneghi.[49] Se questo fosse vero, il suo omicidio dimostra che Álmos era il capo sacro della federazione tribale ungara.[8][49] Róna-Tas mette in dubbio quanto riportato e afferma che, qualora il resoconto della cronaca fosse attendibile, il passaggio andrebbe interpretato come una congiura ordita per fini politici ai danni di Álmos da parte del figlio.[52] Preferendo la narrazione delle Gesta Hungarorum al resoconto della Chronica Picta, Victor Spinei non ritiene plausibile l'assassinio di Álmos in Transilvania, considerando che l'anonimo scrive che gli Ungari aggirarono questa regione quando invasero il bacino dei Carpazi.[1]

Nessuna fonte narra del nome della moglie di Álmos.[53][54] L'anonimo scrive che era «la figlia di un certo nobilissimo principe».[55] L'unico figlio di Álmos conosciuto per nome era Árpád, subentrato ad Álmos dopo la sua dipartita.[54] Quello che segue è un albero genealogico che presenta i parenti più stretti di Álmos:[54]

Ügyek
Eunedubeliano
Elöd o Ügyek
Emese
Álmos
Árpád
Monarchi ungheresi
  1. ^ a b c d e f g Spinei (2009), p. 72.
  2. ^ a b Kirschbaum (2005), p. 40.
  3. ^ A.L. d'Harmonville, Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed uomini storici, o: Repertorio alfabetico di cronologia universale, vol. 6, G. Antonelli, 1847, p. 551.
  4. ^ a b Kirschbaum (2005), p. 39.
  5. ^ Róna-Tas (1999), p. 59.
  6. ^ a b c d e f g Kristó e Makk (1996), p. 9.
  7. ^ a b Gesta Hungarorum, cap. 5, p. 17.
  8. ^ a b c d e f g h Engel (2001), p. 19.
  9. ^ a b Lendvai (2021), p. 16.
  10. ^ a b Spinei (2009), p. 71.
  11. ^ Gesta Hunnorum et Hungarorum, cap. 2.27, p. 81.
  12. ^ Gesta Hunnorum et Hungarorum, cap 1.10, p. 43.
  13. ^ a b c Kristó e Makk (1996), p. 10.
  14. ^ Chronica Picta, cap. 25, p. 98.
  15. ^ Kristó e Makk (1996), pp. 10-11.
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  17. ^ a b c d (EN) Helen Macdonald, Falcon, Reaktion Books, 2016, p. 53, ISBN 978-17-80-23689-6.
  18. ^ a b Gesta Hungarorum, cap. 3, p. 4.
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  20. ^ a b c (EN) K.M. Sheard, Llewellyn's Complete Book of Names for Pagans, Wiccans, Witches, Druids, Heathens, Mages, Shamans & Independent Thinkers of All Sorts who are Curious about Names from Every Place and Every Time, Llewellyn Publications, 2011, p. 49, ISBN 978-07-38-72368-6.
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  26. ^ (EN) Brackette William, Women Out of Place The Gender of Agency and the Race of Nationality, Taylor & Francis, 2013, ISBN 978-11-35-23483-6.
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  28. ^ Lendvai (2021), p. 15.
  29. ^ a b c Kristó e Makk (1996), p. 12.
  30. ^ De administrando imperio, cap. 38, p. 171.
  31. ^ a b c d Kristó e Makk (1996), p. 13.
  32. ^ Ostrogorsky (2011), p. 100 (nota 1).
  33. ^ (EN) Henry Hoyle Howorth, History of the Mongols from the 9th to the 19th Century: The So-called Tartars of Russia and Central Asia, Cosimo, Inc., 2008, p. 3, ISBN 978-1-60520-134-4.
  34. ^ a b Róna-Tas (1999), p. 330.
  35. ^ a b c d e f Kristó e Makk (1996), p. 14.
  36. ^ Kristó (1996), pp. 104-105.
  37. ^ De administrando imperio, cap. 38, p. 173.
  38. ^ Kristó (1996), p. 166.
  39. ^ a b c Kristó (1996), p. 133.
  40. ^ De administrando imperio, cap. 40, p. 175.
  41. ^ Kristó (1996), p. 148.
  42. ^ Gesta Hungarorum, cap. 10, p. 29.
  43. ^ a b c Spinei (2009), p. 187.
  44. ^ a b Spinei (2009), p. 186.
  45. ^ Cronaca degli anni passati, (anni 880-882), p. 61.
  46. ^ Spinei (2009), pp. 187-188.
  47. ^ Kirschbaum (2005), p. 30.
  48. ^ Spinei (2009), pp. 186, 189.
  49. ^ a b c d Kristó e Makk (1996), p. 15.
  50. ^ Gesta Hungarorum, cap. 13, p. 37.
  51. ^ Chronica Picta, cap. 28, p. 98.
  52. ^ Róna-Tas (1999), p. 344.
  53. ^ Gesta Hungarorum, p. 15 (nota 9).
  54. ^ a b c Kristó e Makk (1996), appendice 1.
  55. ^ Gesta Hungarorum, cap. 4, p. 15.

Fonti primarie

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Fonti secondarie

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Voci correlate

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