Insurrezione islamica in Burkina Faso: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
aggiunte
aggiunte
Riga 33: Riga 33:
Una certa stabilità fu raggiunta solo quando, nel 1987, [[Blaise Compaoré]] salì al potere dopo l'ennesimo golpe: Compaoré resse il Burkina Faso per i successivi 27 anni, imponendo sul paese un regime autoritario caratterizzato da elezioni pilotate, arresti e omicidi di oppositori politici e giornalisti, e repressione violenta delle manifestazioni di protesta. Il regime di Compaoré ebbe tuttavia una brusca fine nell'ottobre 2014: il tentativo promosso dal presidente di emendare la costituzione per potersi ripresentare alle elezioni previste per l'anno successivo portò a estese e violente manifestazioni di piazza, con i militari che finirono con lo schierarsi dalla parte degli oppositori. Compaoré rassegnò le dimissioni e si recò in esilio all'estero; dopo vari dissidi interni ai vertici militari, venne nominato un governo di transizione civile il quale, sopravvissuto in qualche modo a un tentativo di golpe nel settembre 2015 da parte di ufficiali dell'esercito scontenti, traghettò il paese nel novembre seguente alle elezioni. [[Roch Marc Christian Kaboré]] divenne quindi il primo presidente burkinabè dai tempi dell'indipendenza a giungere al potere tramite elezioni democratiche<ref name=Britannica>{{cita web|url=https://www.britannica.com/place/Burkina-Faso/Independence|titolo= Independence of Burkina Faso|lingua=en|accesso=22 agosto 2024}}</ref><ref name=Alexis_Arieff>{{cita web|url=https://crsreports.congress.gov/product/pdf/IF/IF10434#:~:text=Burkina%20Faso%20experienced%20two%20military,the%20Islamic%20State%20(IS).|titolo= Burkina Faso: Conflict and Military Rule|autore=Alexis Arieff|lingua=en|accesso=22 agosto 2024}}</ref>.
Una certa stabilità fu raggiunta solo quando, nel 1987, [[Blaise Compaoré]] salì al potere dopo l'ennesimo golpe: Compaoré resse il Burkina Faso per i successivi 27 anni, imponendo sul paese un regime autoritario caratterizzato da elezioni pilotate, arresti e omicidi di oppositori politici e giornalisti, e repressione violenta delle manifestazioni di protesta. Il regime di Compaoré ebbe tuttavia una brusca fine nell'ottobre 2014: il tentativo promosso dal presidente di emendare la costituzione per potersi ripresentare alle elezioni previste per l'anno successivo portò a estese e violente manifestazioni di piazza, con i militari che finirono con lo schierarsi dalla parte degli oppositori. Compaoré rassegnò le dimissioni e si recò in esilio all'estero; dopo vari dissidi interni ai vertici militari, venne nominato un governo di transizione civile il quale, sopravvissuto in qualche modo a un tentativo di golpe nel settembre 2015 da parte di ufficiali dell'esercito scontenti, traghettò il paese nel novembre seguente alle elezioni. [[Roch Marc Christian Kaboré]] divenne quindi il primo presidente burkinabè dai tempi dell'indipendenza a giungere al potere tramite elezioni democratiche<ref name=Britannica>{{cita web|url=https://www.britannica.com/place/Burkina-Faso/Independence|titolo= Independence of Burkina Faso|lingua=en|accesso=22 agosto 2024}}</ref><ref name=Alexis_Arieff>{{cita web|url=https://crsreports.congress.gov/product/pdf/IF/IF10434#:~:text=Burkina%20Faso%20experienced%20two%20military,the%20Islamic%20State%20(IS).|titolo= Burkina Faso: Conflict and Military Rule|autore=Alexis Arieff|lingua=en|accesso=22 agosto 2024}}</ref>.


L'instabilità politica del Burkina Faso favoriva la penetrazione dei gruppi armati fondamentalisti islamici, che nel corso degli [[anni 2000]] avevano dato luogo a una forte espansione in tutta l'area del [[Maghreb]] e del [[Sahel]]. Una delle organizzazioni armate più importanti era rappresentata dal "Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento", un elemento scissionista del [[Gruppo Islamico Armato]] dell'[[Algeria]] e sopravvissuto alla conclusione della sanguinosa [[guerra civile algerina]] ritirandosi nele regioni meridionali del [[Deserto del Sahara|Sahara]] algerino; affiliatosi al movimento internazionale di [[Al Qaida]] nel 2006 e rinominatosi [[Al-Qaida nel Maghreb islamico]] (AQMI), sotto la spinta delle operazioni antiterrorismo algerine il gruppo iniziò a spingersi negli instabili Stati a sud dell'Algeria, estendendo le sue azioni su scala regionale<ref>{{cita web|url=http://www.cfr.org/publication/12717/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080213133535/http://www.cfr.org/publication/12717/|titolo=Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (aka Salafist Group for Preaching and Combat) |autore=Andrew Hansen|lingua=en}}</ref>. Lo scoppio nel 2012 della [[guerra in Mali]] fece da catalizzatore per i movimenti fondamentalisti: approfittando dell'insurrezione scatenata contro le autorità governative [[mali]]ane dai separatisti [[tuareg]] del nord del Mali, vari gruppi armati fondamentalisti presero a formarsi nella zona, tra cui [[al-Murabitun]] e [[Ansar Dine]]; connessi in vario modo ad Al Qaida, nel 2017 questi due movimenti si sarebbero poi fusi con AQMI per dare vita all'unitario [[Gruppo di Sostegno all'Islam e ai musulmani]] o "Jamaʿat Nuṣrat al-Islām wa-l muslimīn" (JNIM)<ref>{{cita web|url=https://www.newsweek.com/al-qaeda-groups-unite-sahel-563351|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190522020111/https://www.newsweek.com/al-qaeda-groups-unite-sahel-563351|titolo=African Jihadi Groups Unite and Pledge Allegiance to Al-Qaeda|autore=Connor Gaffey|lingua=en}}</ref>.
L'instabilità politica del Burkina Faso favoriva la penetrazione dei gruppi armati fondamentalisti islamici, che nel corso degli [[anni 2000]] avevano dato luogo a una forte espansione in tutta l'area del [[Maghreb]] e del [[Sahel]]. Una delle organizzazioni armate più importanti era rappresentata dal "Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento", un elemento scissionista del [[Gruppo Islamico Armato]] dell'[[Algeria]] e sopravvissuto alla conclusione della sanguinosa [[guerra civile algerina]] ritirandosi nele regioni meridionali del [[Deserto del Sahara|Sahara]] algerino; affiliatosi al movimento internazionale di [[Al Qaida]] nel 2006 e rinominatosi [[Al-Qaida nel Maghreb islamico]] (AQMI), sotto la spinta delle operazioni antiterrorismo algerine il gruppo iniziò a spingersi negli instabili Stati a sud dell'Algeria, estendendo le sue azioni su scala regionale<ref>{{cita web|url=http://www.cfr.org/publication/12717/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080213133535/http://www.cfr.org/publication/12717/|titolo=Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (aka Salafist Group for Preaching and Combat) |autore=Andrew Hansen|lingua=en}}</ref>. Lo scoppio nel 2012 della [[guerra in Mali]] fece da catalizzatore per i movimenti fondamentalisti: approfittando dell'insurrezione scatenata contro le autorità governative [[mali]]ane dai separatisti [[tuareg]] del nord del Mali, vari gruppi armati fondamentalisti presero a formarsi nella zona, tra cui [[al-Murabitun]] e [[Ansar Dine]]; connessi in vario modo ad Al Qaida, nel 2017 questi due movimenti si sarebbero poi fusi con AQMI per dare vita all'unitario [[Gruppo di Sostegno all'Islam e ai musulmani]] o "Jamaʿat Nuṣrat al-Islām wa-l muslimīn" (JNIM)<ref>{{cita web|url=https://www.newsweek.com/al-qaeda-groups-unite-sahel-563351|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190522020111/https://www.newsweek.com/al-qaeda-groups-unite-sahel-563351|titolo=African Jihadi Groups Unite and Pledge Allegiance to Al-Qaeda|autore=Connor Gaffey|lingua=en}}</ref>. Alle operazioni in Burkina Faso avrebbe poi partecipato anche l'organizzazione terroristica internazionale dello [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]], tramite due delle sue affiliate locali: la "[[Stato Islamico della provincia dell'Africa occidentale|Provincia dell'Africa occidentale]]", nata nel 2015 tramite l'affiliazione allo Stato Islamico del gruppo fondamentalista [[nigeria]]no [[Boko Haram]] attivo nell'area del [[Lago Ciad]]<ref>{{cita web|url=https://humanglemedia.com/iswap-rebrands-expands-scope-of-operations/|titolo=ISWAP Rebrands, Expands Scope Of Operations |autore=Aliyu Dahiru|lingua=en|accesso=24 agosto 2024}}</ref>; e la "[[Stato Islamico della provincia del Sahel|Provincia del Sahel]]", nato anch'esso nel 2015 dopo una scissione violenta all'interno dell'organizzazione al-Murabitun tra quanti sostenevano l'alleanza con Al Qaida e quanti invece propendevano per l'affiliazione allo Stato Islamico<ref>{{cita pubblicazione|autore=Jason Warnre|titolo=Sub-Saharan Africa’s Three "New" Islamic State Affiliates|rivista=CTC Sentinel|pp=28-32|numero=10|anno=gennaio 2017|url=https://web.archive.org/web/20170430031255/https://www.ctc.usma.edu/v2/wp-content/uploads/2017/01/CTC-Sentinel_Vol9Iss1119.pdf|lingua=en}}</ref>.


Pur essendo tra i membri fondatori del [[G5 Sahel]], un accordo di cooperazione stipulato nel febbraio 2014 tra cinque Stati del Sahel e rivolto anche a contrastare l'avanzata dei gruppi insurrezionali regionali<ref>{{cita web|url=http://www.lesahel.org/index.php/component/k2/item/5054-communiqu%C3%A9-final-du-sommet-des-chefs-detat-du-g5-du-sahel--cr%C3%A9ation-dun-cadre-institutionnel-de-coordination-et-de-suivi-de-la-coop%C3%A9ration-r%C3%A9gionale-d%C3%A9nomm%C3%A9-g5-du-sahel|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171210074214/http://www.lesahel.org/index.php/component/k2/item/5054-communiqu%C3%A9-final-du-sommet-des-chefs-detat-du-g5-du-sahel--cr%C3%A9ation-dun-cadre-institutionnel-de-coordination-et-de-suivi-de-la-coop%C3%A9ration-r%C3%A9gionale-d%C3%A9nomm%C3%A9-g5-du-sahel|titolo=Communiqué final du Sommet des Chefs d'Etat du G5 du Sahel: Création d'un cadre institutionnel de coordination et de suivi de la coopération régionale dénommé G5 du Sahel |lingua=fr}}</ref>, il governo burkinabè di Blaise Compaoré aveva stabilito vari contatti con i movimenti armati fondamentalisti e avviato negoziati per stabilire una sorta di patto di non aggressione con essi. Questa linea di condotta venne abbandonata dopo la deposizione di Compaoré nell'ottobre 2014, ma l'epurazione dai ranghi dell'esercito burkinabè degli elemti considerati come possibili golpisti lasciò le forze armate nazionali in uno stato di profonda disorganizzazione, rendendo il Burkina Faso vulnerabile agli attacchi dei gruppi armati<ref>{{cita web|url=https://www.europe1.fr/international/attentat-a-ouagadougou-pourquoi-le-burkina-faso-est-il-la-cible-du-terrorisme-3411224|titolo=Attentat à Ouagadougou: pourquoi le Burkina Faso est-il la cible du terrorisme?|autore=Mathilde Belin|lingua=fr|accesso=22 agosto 2024}}</ref>.
Pur essendo tra i membri fondatori del [[G5 Sahel]], un accordo di cooperazione stipulato nel febbraio 2014 tra cinque Stati del Sahel e rivolto anche a contrastare l'avanzata dei gruppi insurrezionali regionali<ref>{{cita web|url=http://www.lesahel.org/index.php/component/k2/item/5054-communiqu%C3%A9-final-du-sommet-des-chefs-detat-du-g5-du-sahel--cr%C3%A9ation-dun-cadre-institutionnel-de-coordination-et-de-suivi-de-la-coop%C3%A9ration-r%C3%A9gionale-d%C3%A9nomm%C3%A9-g5-du-sahel|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171210074214/http://www.lesahel.org/index.php/component/k2/item/5054-communiqu%C3%A9-final-du-sommet-des-chefs-detat-du-g5-du-sahel--cr%C3%A9ation-dun-cadre-institutionnel-de-coordination-et-de-suivi-de-la-coop%C3%A9ration-r%C3%A9gionale-d%C3%A9nomm%C3%A9-g5-du-sahel|titolo=Communiqué final du Sommet des Chefs d'Etat du G5 du Sahel: Création d'un cadre institutionnel de coordination et de suivi de la coopération régionale dénommé G5 du Sahel |lingua=fr}}</ref>, il governo burkinabè di Blaise Compaoré aveva stabilito vari contatti con i movimenti armati fondamentalisti e avviato negoziati per stabilire una sorta di patto di non aggressione con essi. Questa linea di condotta venne abbandonata dopo la deposizione di Compaoré nell'ottobre 2014, ma l'epurazione dai ranghi dell'esercito burkinabè degli elemti considerati come possibili golpisti lasciò le forze armate nazionali in uno stato di profonda disorganizzazione, rendendo il Burkina Faso vulnerabile agli attacchi dei gruppi armati<ref>{{cita web|url=https://www.europe1.fr/international/attentat-a-ouagadougou-pourquoi-le-burkina-faso-est-il-la-cible-du-terrorisme-3411224|titolo=Attentat à Ouagadougou: pourquoi le Burkina Faso est-il la cible du terrorisme?|autore=Mathilde Belin|lingua=fr|accesso=22 agosto 2024}}</ref>.


== Il conflitto ==
== Il conflitto ==
Le prime avvisaglie del conflitto si verificarono nel corso del 2015. All'inizio di aprile militanti di al-Murabitun rivendicarono il rapimento di un funzionario di nazionalità [[Romania|romena]] che lavorava presso la miniera di [[Tambao]] nella [[Provincia di Oudalan]], primo rapimento di un cittadino occidentale mai avvenuto sul territorio del Burkina Faso; il 25 agosto seguente un attacco di miliziani armati, non identificati precisamente ma indicati come membri del gruppo fondamentalista [[nigeria]]no [[Boko Haram]], colpì una caserma nella cittadina di frontiera di [[Oursi]] nel nord del paese, causando la morte di un gendarme burkinabè<ref>{{cita web|url=https://maliactu.net/attaque-dans-le-nord-du-burkina-un-gendarme-decede-de-ses-blessures/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211221211009/https://maliactu.net/attaque-dans-le-nord-du-burkina-un-gendarme-decede-de-ses-blessures/|titolo=Attaque dans le nord du Burkina: un gendarme décède de ses blessures |lingua=fr}}</ref>. Assalti su piccola scala contro stazioni di polizia e caserme proseguirono poi nei mesi seguenti, con sette attacchi registrati nel corso del 2015 nella sola Provincia di Oudalan, la più settentrionale del paese e collocata sul triplice confine tra Burkina Faso, Mali e [[Niger]]<ref>{{cita web|url=https://www.rfi.fr/fr/afrique/20160902-burkina-faso-deux-morts-apres-attaque-poste-douane-le-nord|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211221211027/https://www.rfi.fr/fr/afrique/20160902-burkina-faso-deux-morts-apres-attaque-poste-douane-le-nord|titolo=Burkina Faso: deux morts après l’attaque d’un poste de douane dans le Nord|lingua=fr}}</ref>; il 9 ottobre 2015, invece, un gruppo di 50 miliziani attaccò con armi pesanti una base della gendarmeria burkinabè a [[Samorogouan]], una città del sud vicina alla frontiera con il Mali: l'attacco causò la morte di tre gendarmi, un miliziano e un civile<ref>{{cita web|url=https://www.rfi.fr/fr/afrique/20151009-burkina-faso-une-gendarmerie-attaquee-pres-frontiere-malienne-jihadiste-samorogouan|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211221211009/https://www.rfi.fr/fr/afrique/20151009-burkina-faso-une-gendarmerie-attaquee-pres-frontiere-malienne-jihadiste-samorogouan|titolo=Burkina Faso: une gendarmerie attaquée près de la frontière malienne|lingua=fr}}</ref>.
Le prime avvisaglie del conflitto si verificarono nel corso del 2015. All'inizio di aprile militanti di al-Murabitun rivendicarono il rapimento di un funzionario di nazionalità [[Romania|romena]] che lavorava presso la miniera di [[Tambao]] nella [[Provincia di Oudalan]], primo rapimento di un cittadino occidentale mai avvenuto sul territorio del Burkina Faso; il 25 agosto seguente un attacco di miliziani armati, non identificati precisamente ma indicati come membri del gruppo nigeriano Boko Haram, colpì una caserma nella cittadina di frontiera di [[Oursi]] nel nord del paese, causando la morte di un gendarme burkinabè<ref>{{cita web|url=https://maliactu.net/attaque-dans-le-nord-du-burkina-un-gendarme-decede-de-ses-blessures/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211221211009/https://maliactu.net/attaque-dans-le-nord-du-burkina-un-gendarme-decede-de-ses-blessures/|titolo=Attaque dans le nord du Burkina: un gendarme décède de ses blessures |lingua=fr}}</ref>. Assalti su piccola scala contro stazioni di polizia e caserme proseguirono poi nei mesi seguenti, con sette attacchi registrati nel corso del 2015 nella sola Provincia di Oudalan, la più settentrionale del paese e collocata sul triplice confine tra Burkina Faso, Mali e [[Niger]]<ref>{{cita web|url=https://www.rfi.fr/fr/afrique/20160902-burkina-faso-deux-morts-apres-attaque-poste-douane-le-nord|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211221211027/https://www.rfi.fr/fr/afrique/20160902-burkina-faso-deux-morts-apres-attaque-poste-douane-le-nord|titolo=Burkina Faso: deux morts après l’attaque d’un poste de douane dans le Nord|lingua=fr}}</ref>; il 9 ottobre 2015, invece, un gruppo di 50 miliziani attaccò con armi pesanti una base della gendarmeria burkinabè a [[Samorogouan]], una città del sud vicina alla frontiera con il Mali: l'attacco causò la morte di tre gendarmi, un miliziano e un civile<ref>{{cita web|url=https://www.rfi.fr/fr/afrique/20151009-burkina-faso-une-gendarmerie-attaquee-pres-frontiere-malienne-jihadiste-samorogouan|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211221211009/https://www.rfi.fr/fr/afrique/20151009-burkina-faso-une-gendarmerie-attaquee-pres-frontiere-malienne-jihadiste-samorogouan|titolo=Burkina Faso: une gendarmerie attaquée près de la frontière malienne|lingua=fr}}</ref>.




Tra il 2016 e il 2017 si assistette a un netto incremento delle azioni dei gruppi armati fondamentalisti. La sera del 15 gennaio 2016 un commando di uomini armati attaccò un ristorante e due hotel frequentati da stranieri nella capitale burkinabè, [[Ouagadougou]], sparando sulla folla e prendendo ostaggi; gli [[attentati di Ouagadougou del 2016]] lasciarono sul terreno 30 morti<ref name=Alexis_Arieff /> e 56 feriti, oltre a quattro terroristi uccisi. Nel respingere l'attacco e liberare gli ostaggi catturati, le forze di sicurezza burkinabè furono assistite da unità di [[forze speciali]] francesi appartenenti all'[[operazione Barkhane]] attiva nel vicino Mali, oltre che da specialisti delle [[United States Armed Forces|forze armate statunitensi]]; Al-Qaida nel Maghreb islamico (AQMI) e al-Murabitun rivendicarono la responsabiltà dell'attacco<ref>{{cita web|url=http://www.cnn.com/2016/01/16/africa/burkina-faso-hotel-terrorist-attack/index.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160116051035/http://www.cnn.com/2016/01/16/africa/burkina-faso-hotel-terrorist-attack/index.html|titolo=Burkina Faso: Security forces raid besieged hotel, free dozens of hostages|autore= Faith Karimi; Pierre Meilhan|lingua=en}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.bbc.com/news/world-africa-35332792|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160611115742/http://www.bbc.com/news/world-africa-35332792|titolo=Burkina Faso attack: Foreigners killed at luxury hotel|lingua=en}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-burkina-faso-nel-vortice-del-terrorismo-jihadista-14464|titolo=Il Burkina Faso nel vortice del terrorismo jihadista|autore=Camillo Casola|accesso=24 agosto 2024}}</ref>.


== Note ==
== Note ==

Versione delle 12:35, 24 ago 2024

Insurrezione islamica in Burkina Faso
parte dell'insurrezione islamica nel Maghreb
Carta del Burkina Faso
Dataagosto 2015 - in corso
LuogoBurkina Faso
Esitoconflitto in corso
Schieramenti
Comandanti
Voci di guerre presenti su Wikipedia

Antefatti

Colonia della Francia indipendente dal 1960, il Burkina Faso è caratterizzato da una popolazione composta per più del 63% da musulmani, con percentuali minori di cristiani (20% cattolici, 6% protestanti), animisti (9%) e altri[1]. Storicamente il paese è stato interessato da un'estesa interferenze delle forze armate nella vita politica, con una lunga successione di colpi di Stato: tra il 1960 e il 1987, tutti e sei i Presidenti del Burkina Faso succedutisi nella carica furono deposti a seguito di sollevazioni dei militari[2].

Una certa stabilità fu raggiunta solo quando, nel 1987, Blaise Compaoré salì al potere dopo l'ennesimo golpe: Compaoré resse il Burkina Faso per i successivi 27 anni, imponendo sul paese un regime autoritario caratterizzato da elezioni pilotate, arresti e omicidi di oppositori politici e giornalisti, e repressione violenta delle manifestazioni di protesta. Il regime di Compaoré ebbe tuttavia una brusca fine nell'ottobre 2014: il tentativo promosso dal presidente di emendare la costituzione per potersi ripresentare alle elezioni previste per l'anno successivo portò a estese e violente manifestazioni di piazza, con i militari che finirono con lo schierarsi dalla parte degli oppositori. Compaoré rassegnò le dimissioni e si recò in esilio all'estero; dopo vari dissidi interni ai vertici militari, venne nominato un governo di transizione civile il quale, sopravvissuto in qualche modo a un tentativo di golpe nel settembre 2015 da parte di ufficiali dell'esercito scontenti, traghettò il paese nel novembre seguente alle elezioni. Roch Marc Christian Kaboré divenne quindi il primo presidente burkinabè dai tempi dell'indipendenza a giungere al potere tramite elezioni democratiche[2][3].

L'instabilità politica del Burkina Faso favoriva la penetrazione dei gruppi armati fondamentalisti islamici, che nel corso degli anni 2000 avevano dato luogo a una forte espansione in tutta l'area del Maghreb e del Sahel. Una delle organizzazioni armate più importanti era rappresentata dal "Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento", un elemento scissionista del Gruppo Islamico Armato dell'Algeria e sopravvissuto alla conclusione della sanguinosa guerra civile algerina ritirandosi nele regioni meridionali del Sahara algerino; affiliatosi al movimento internazionale di Al Qaida nel 2006 e rinominatosi Al-Qaida nel Maghreb islamico (AQMI), sotto la spinta delle operazioni antiterrorismo algerine il gruppo iniziò a spingersi negli instabili Stati a sud dell'Algeria, estendendo le sue azioni su scala regionale[4]. Lo scoppio nel 2012 della guerra in Mali fece da catalizzatore per i movimenti fondamentalisti: approfittando dell'insurrezione scatenata contro le autorità governative maliane dai separatisti tuareg del nord del Mali, vari gruppi armati fondamentalisti presero a formarsi nella zona, tra cui al-Murabitun e Ansar Dine; connessi in vario modo ad Al Qaida, nel 2017 questi due movimenti si sarebbero poi fusi con AQMI per dare vita all'unitario Gruppo di Sostegno all'Islam e ai musulmani o "Jamaʿat Nuṣrat al-Islām wa-l muslimīn" (JNIM)[5]. Alle operazioni in Burkina Faso avrebbe poi partecipato anche l'organizzazione terroristica internazionale dello Stato Islamico, tramite due delle sue affiliate locali: la "Provincia dell'Africa occidentale", nata nel 2015 tramite l'affiliazione allo Stato Islamico del gruppo fondamentalista nigeriano Boko Haram attivo nell'area del Lago Ciad[6]; e la "Provincia del Sahel", nato anch'esso nel 2015 dopo una scissione violenta all'interno dell'organizzazione al-Murabitun tra quanti sostenevano l'alleanza con Al Qaida e quanti invece propendevano per l'affiliazione allo Stato Islamico[7].

Pur essendo tra i membri fondatori del G5 Sahel, un accordo di cooperazione stipulato nel febbraio 2014 tra cinque Stati del Sahel e rivolto anche a contrastare l'avanzata dei gruppi insurrezionali regionali[8], il governo burkinabè di Blaise Compaoré aveva stabilito vari contatti con i movimenti armati fondamentalisti e avviato negoziati per stabilire una sorta di patto di non aggressione con essi. Questa linea di condotta venne abbandonata dopo la deposizione di Compaoré nell'ottobre 2014, ma l'epurazione dai ranghi dell'esercito burkinabè degli elemti considerati come possibili golpisti lasciò le forze armate nazionali in uno stato di profonda disorganizzazione, rendendo il Burkina Faso vulnerabile agli attacchi dei gruppi armati[9].

Il conflitto

Le prime avvisaglie del conflitto si verificarono nel corso del 2015. All'inizio di aprile militanti di al-Murabitun rivendicarono il rapimento di un funzionario di nazionalità romena che lavorava presso la miniera di Tambao nella Provincia di Oudalan, primo rapimento di un cittadino occidentale mai avvenuto sul territorio del Burkina Faso; il 25 agosto seguente un attacco di miliziani armati, non identificati precisamente ma indicati come membri del gruppo nigeriano Boko Haram, colpì una caserma nella cittadina di frontiera di Oursi nel nord del paese, causando la morte di un gendarme burkinabè[10]. Assalti su piccola scala contro stazioni di polizia e caserme proseguirono poi nei mesi seguenti, con sette attacchi registrati nel corso del 2015 nella sola Provincia di Oudalan, la più settentrionale del paese e collocata sul triplice confine tra Burkina Faso, Mali e Niger[11]; il 9 ottobre 2015, invece, un gruppo di 50 miliziani attaccò con armi pesanti una base della gendarmeria burkinabè a Samorogouan, una città del sud vicina alla frontiera con il Mali: l'attacco causò la morte di tre gendarmi, un miliziano e un civile[12].

Tra il 2016 e il 2017 si assistette a un netto incremento delle azioni dei gruppi armati fondamentalisti. La sera del 15 gennaio 2016 un commando di uomini armati attaccò un ristorante e due hotel frequentati da stranieri nella capitale burkinabè, Ouagadougou, sparando sulla folla e prendendo ostaggi; gli attentati di Ouagadougou del 2016 lasciarono sul terreno 30 morti[3] e 56 feriti, oltre a quattro terroristi uccisi. Nel respingere l'attacco e liberare gli ostaggi catturati, le forze di sicurezza burkinabè furono assistite da unità di forze speciali francesi appartenenti all'operazione Barkhane attiva nel vicino Mali, oltre che da specialisti delle forze armate statunitensi; Al-Qaida nel Maghreb islamico (AQMI) e al-Murabitun rivendicarono la responsabiltà dell'attacco[13][14][15].

Note

  1. ^ (EN) Burkina Faso - People, su britannica.com. URL consultato il 22 agosto 2024.
  2. ^ a b (EN) Independence of Burkina Faso, su britannica.com. URL consultato il 22 agosto 2024.
  3. ^ a b (EN) Alexis Arieff, Burkina Faso: Conflict and Military Rule, su crsreports.congress.gov. URL consultato il 22 agosto 2024.
  4. ^ (EN) Andrew Hansen, Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (aka Salafist Group for Preaching and Combat), su cfr.org (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2008).
  5. ^ (EN) Connor Gaffey, African Jihadi Groups Unite and Pledge Allegiance to Al-Qaeda, su newsweek.com (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2019).
  6. ^ (EN) Aliyu Dahiru, ISWAP Rebrands, Expands Scope Of Operations, su humanglemedia.com. URL consultato il 24 agosto 2024.
  7. ^ (EN) Jason Warnre, Sub-Saharan Africa’s Three "New" Islamic State Affiliates (PDF), in CTC Sentinel, n. 10, gennaio 2017, pp. 28-32 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2017).
  8. ^ (FR) Communiqué final du Sommet des Chefs d'Etat du G5 du Sahel: Création d'un cadre institutionnel de coordination et de suivi de la coopération régionale dénommé G5 du Sahel, su lesahel.org (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2017).
  9. ^ (FR) Mathilde Belin, Attentat à Ouagadougou: pourquoi le Burkina Faso est-il la cible du terrorisme?, su europe1.fr. URL consultato il 22 agosto 2024.
  10. ^ (FR) Attaque dans le nord du Burkina: un gendarme décède de ses blessures, su maliactu.net (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2021).
  11. ^ (FR) Burkina Faso: deux morts après l’attaque d’un poste de douane dans le Nord, su rfi.fr (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2021).
  12. ^ (FR) Burkina Faso: une gendarmerie attaquée près de la frontière malienne, su rfi.fr (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2021).
  13. ^ (EN) Faith Karimi; Pierre Meilhan, Burkina Faso: Security forces raid besieged hotel, free dozens of hostages, su cnn.com (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2016).
  14. ^ (EN) Burkina Faso attack: Foreigners killed at luxury hotel, su bbc.com (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2016).
  15. ^ Camillo Casola, Il Burkina Faso nel vortice del terrorismo jihadista, su ispionline.it. URL consultato il 24 agosto 2024.