Guerra civile in Uganda (1980-1986): differenze tra le versioni

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Guerra civile in Uganda (1980-1986)
Carta dell'Uganda
Dataottobre 1980 - marzo 1986
LuogoUganda
Esitovittoria del Movimento di Resistenza Nazionale
salita alla presidenza di Yoweri Museveni
Schieramenti
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Antefatti

Nel 1971 il Presidente dell'Uganda Milton Obote venne rovesciato da un colpo di Stato condotto da parte dell'Esercito ugandese, il quale pose alla guida della nazione il generale Idi Amin. Obote era stato presidente dell'Uganda sin dall'indipendenza di questo dal dominio coloniale del Regno Unito nel 1962, ma il suo regime aveva visto un generale declino delle condizioni di vita della popolazione, con un crescendo di corruzione politica, violenza tra fazioni opposte e persecuzioni di interi gruppi etnici[5]. A causa della sua crescente impopolarità, Obote si rese ben presto conto che i suoi rivali, e in particolare lo stesso Amin, stessero complottando per rimuoverlo dal potere, e predispose di mettere in atto una purga di oppositori mentre si trovava fuori dal paese; vista la popolarità di cui godeva Amin presso vari settori delle forze armate ugandese, i suoi sostenitori agirono per primi e rovesciarono il governo, obbligando Obote a recarsi in esilio in Tanzania[6][7]. A dispetto di una iniziale popolarità, Amin si volse rapidamente verso il dispotismo e impose sull'Uganda una dittatura militare che accellerò il declino iniziato sotto Obote, distruggendo l'economia e il sistema politico della nazione[8].

Col passare del tempo, il regime di Amin fu sempre più destabilizzato dal fazionismo politico e dal declino economico[9], mentre i gruppi di opposizione e gli elementi insoddisfatti dell'Esercito ugandese tentavano ripetutamente di organizzare rivolte o di rovesciare il suo regime con altri mezzi[10]; diversi gruppi di opposizione, tra cui i fedelissimi di Obote, furono sostenuti dalla Tanzania del presidente Julius Nyerere[11]. Nel 1978 parti dell'Esercito ugandese lanciarono, in circostanze poco chiare, un'invasione della Tanzania, azione che sfociò in una guerra aperta tra Tanzania e Uganda[12]. La Tanzania fermò l'attacco iniziale degli ugandesi, mobilitò i gruppi di opposizione anti-Amin e lanciò una controffensiva[13]: nonostante il sostegno armato dell'alleata Libia, le forze di Amin furono sconfitte dalle truppe tanzaniane e dall'Uganda National Liberation Front (UNLF), una coalizione politica formata da ugandesi anti-Amin in esilio sotto la guida di Obote, la cui ala armata era nota come Uganda National Liberation Army (UNLA)[14][15]. Amin fu rovesciato e fuggì dal paese, mentre l'UNLF fu installato al potere dalla Tanzania per sostituirlo: l'instabile governo dell'UNLF governò il paese provvisoriamente dall'aprile 1979 fino al dicembre 1980. Nel frattempo, gli estromessi lealisti di Amin che erano fuggiti nello Zaire e nel Sudan si riorganizzarono e si prepararono a rinnovare la guerra per riprendere il controllo dell'Uganda[16]. Obote progettò di riprendere il potere, ma rimaneva ampiamente impopolare in Uganda: il corrispondente di guerra Al J. Venter dichiarò che, in caso di ritorno di Obote alla presidenza, «all'Uganda sarà assicurata un'altra guerra, molto più intensa dell'attuale lotta [la guerra tra Uganda e Tanzania]. Solo che la prossima sarà un conflitto di guerriglia»[17].

Nel frattempo, il nord-est dell'Uganda fu destabilizzato da banditismo su larga scala e violenza comunitaria: gruppi armati dell'etnia Karamojong, resti dell'Esercito ugandese leale ad Amin e predoni stranieri (Malire dall'Etiopia, Terposa dal Sudan e Turcanas dal Kenya) sfruttarono l'instabilità politica per razziare bestiame e altre scorte alimentari. Questi eventi causarono una carestia nella provincia di Karamoja[18][19] che uccise 50000 dei 360000 abitanti degli altopiani nord-orientali dell'Uganda[20].


Note

  1. ^ a b c d CIA, p. 4.
  2. ^ a b c Lahai, p. 43
  3. ^ Reid, p. 76.
  4. ^ Seftel, p. 262
  5. ^ Avirgan & Honey, p. 4.
  6. ^ Hansen, pp. 85–86.
  7. ^ Rice, pp. 6–7.
  8. ^ Avirgan & Honey, pp. 4–8.
  9. ^ Avirgan & Honey, pp. 3–5.
  10. ^ Avirgan & Honey, pp. 28–33.
  11. ^ Avirgan & Honey, pp. 33-34.
  12. ^ Mambo & Schofield, pp. 312–313.
  13. ^ Roberts, pp. 160–161.
  14. ^ Lansana Gberie, A Dirty War in West Africa: The RUF and the Destruction of Sierra Leone, London, Hurst & Company, 2005, ISBN 1-85065-742-4.
  15. ^ (EN) Ssemujju Ibrahim Nganda, WHO FOUGHT? Chihandae supplied 16 of the first 27 NRA guns, in The Observer, 30 luglio 2009.
  16. ^ Cooper & Fontanellaz, p. 39.
  17. ^ Venter, p. 81.
  18. ^ (EN) Jay Ross, Diary of Anguished Trip To Land of the Damned, in The Washington Post, 7 giugno 1980.
  19. ^ (EN) Frank Emmanuel Muhereza, Violence and the State in Karamoja: Causes of Conflict, Initiative for Peace, su culturalsurvival.org. URL consultato il 19 luglio 2024.
  20. ^ (EN) Glenn Frankel, Tribe of Cattle Rustlers Beleaguered, in The Washington Post, 19 febbraio 1979. URL consultato il 19 luglio 2024.

Bibliografia

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