Mongol ulsyn zevsegt hüchin: differenze tra le versioni

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Mongol ulsyn zevsegt hüchin
(MN) Монгол Улсын Зэвсэгт Хүчин
trad. Forze armate nazionali della Mongolia
Emblema delle forze armate mongole
Descrizione generale
Attivo1992 - oggi
NazioneMongolia (bandiera) Mongolia
TipoForze armate
RuoloEsercito
Aeronautica militare
Battaglie/guerreGuerra in Iraq
Guerra in Afghanistan
Missioni di peacekeepingMONUC
KFOR
UNAMID
MINURCAT
MINURSO
UNMISS
UNMEE
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Le Forze armate nazionali della Mongolia, in mongolo Монгол Улсын Зэвсэгт Хүчин, Mongol ulsyn zevsegt hüchin, rappresentano il complesso delle moderne forze armate dello Stato asiatico della Mongolia.


Storia

L'origine

Lo stesso argomento in dettaglio: Esercito Popolare Mongolo.

Nazione di antiche tradizioni militari, culla nel XIII secolo di uno dei più grandi imperi della terra ma poi a lungo assoggettata in varie forme alla dominazione della Cina, la Mongolia iniziò a creare delle moderne forze armate nel 1921: nell'ambito degli eventi della "rivoluzione mongola del 1921" il Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo creò una piccola forza guerrigliera, l'Esercito Popolare Mongolo, per combattere contro gli occupanti cinesi, ricevendo immediatamente il sostegno della Russia bolscevica e l'appoggio dell'Armata Rossa. L'insurrezione ebbe successo, portando nel novembre 1924 alla costituzione della Repubblica Popolare Mongola, retta da un regime stalinista sotto Horloogijn Čojbalsan; fedele alleata dell'Unione Sovietica che forniì armi, equipaggiamenti e ufficiali addestratori, la Mongolia ampliò le sue forze armate fino a schierare, negli anni 1930, un totale di circa 80000 uomini in armi ripartiti in otto divisioni di cavalleria[1]. A queste forze si affiancò, nel 1937, un primo nucleo di aviazione militare equipaggiato con aerei da caccia di origine sovietica[2].

L'Esercito Popolare Mongolo fu utilizzato principalmente come strumento di repressione interna del dissenso al regime di Čojbalsan, ma appoggiò anche le operazioni militari dell'Unione Sovietica contro l'Impero giapponese: prima durante le guerre di confine sovietico-giapponesi degli anni 1930 e poi, in un ruolo secondario, durante l'invasione sovietica della Manciuria nel 1945[1]. La morte di Čojbalsan nel 1952 e l'arrivo alla guida del paese di Yumjaagiin Tsedenbal, un economista poco incline alle spese necessarie a mantenere in servizio un enorme esercito, portarono a una netta diminuzione della forza alle armi e alla riconversione di diversi reparti in unità di costruzioni per la realizzazione dei vasti programmi infrastrutturali varati da Tsedenbal. Anche se ridotta notevolmente in numero la componente da combattimento dell'esercito fu comunque modernizzata, e trasformata in una moderna forza meccanizzata dotata di carri armati e veicoli trasporto truppe forniti dai sovietici[3]; anche il Corpo Aereo venne ammodernato, ricevendo negli anni 1970 i primi aviogetti da combattimento e i primi elicotteri[4].

Il periodo democratico e le missioni internazionali

L'Esercito Popolare Mongolo rimase in disparte nei giorni della rivoluzione democratica della Mongolia nel 1990, e non intervenne contro i dimostranti che chiedevano una transizione a un regime democratico; con la dissoluzione della Repubblica Popolare Mongola, nel 1992 l'Esercito fu quindi rinominato come Forze armate nazionali della Mongolia. La collocazione geografica della Mongolia rendeva improbabile il coinvolgimento in grandi conflitti, visto che il governo di Ulan Bator mantenne rapporti diplomatici eccellenti con entrambi i suoi potenti vicini, la Russia e la Cina; la transizione democratica portò il paese a sposare una linea politica meno isolazionistica, e nel 1999 una legge venne appositamente promulgata per permettere alle Forze armate mongole di prendere parte alle missioni internazionali promosse dalle Nazioni Unite (ONU) o effettuate nell'ambito di forze multinazionali di pace[5].

Nell'agosto 2002 la Mongolia partecipò alla sua prima missione militare fuori dai confini nazionali, inviando due ufficiali a prendere parte come osservatori alla missione di peacekeeping delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUC). Un anno più tardi, nell'agosto 2003, un contingente di 180 militari mongoli venne inviato in Iraq come contributo della Mongolia alla Coalizione multinazionale incaricata di stabilizzare il paese dopo l'invasione statunitense: parte della Multinational Division Central-South a guida polacca, l'unità mongola operò come forza di protezione nelle regioni centrali dell'Iraq (governatorati di al-Qadisiyya, di Kerbela, di Babil e di Wasit). Dieci contingenti mongoli per un totale di poco meno di 2000 uomini si alternarono in Iraq fino all'ottobre 2008, quando la Mongolia si ritirò dall'operazione[5].

Contemporaneamente all'impiego in Iraq, la Mongolia inviò a rotazione dodici contingenti di circa 240 uomini ciascuno a prendere parte all'operazione Enduring Freedom in Afghanistan, operando pincipalmente come addestratori per il corpo d'artigliera dell'Esercito nazionale dell'Afghanistan. Tra la fine del 2009 e la metà del 2011 questo reparto venne sostituito da un contingente assegnato alla missione internazionale ISAF, strutturato in due compagnie da 130 uomini ciascuna schierate per compiti operativi nella zona di Kabul e in quella di Feyzabad; dal settembre 201 fino all'agosto 2011, infine, un reparto di tecnici dell'aviazione mongola venne inviato a Kabul per operare come formatori dei meccanici degli elicotteri delle Forze aeree afghane. Tra il dicembre 2005 e il marzo 2006 invece due contingenti militari mongoli da 70 uomini ciascuno vennero fatti ruotare nell'ambito della Kosovo Force, la forza internazionale guidata dalla NATO incaricata di ristabilire l'ordine e la pace in Kosovo[5].

Numerose sono le missioni a guida ONU a cui hanno partecipato contingenti delle forze armate mongole. Tra il 2005 e il 2006 un ospedale da campo e una settantina di uomini hanno partecipato alla missione UNAMID a guida congiunta ONU - Unione africana, impiegata negli eventi del conflitto del Darfur; sempre nell'ambito della stabilizzazione della regione del Drafur, tra il novembre 2009 e il gennaio 2011 la Mongolia schierò in Ciad 533 militari assegnati allamissione MINURCAT, il più ampio contingente mongolo mai schierato all'estero. Nel 2009 le Forze armate mongole schierarono 250 militari a Freetown come forza di protezione della Corte speciale per la Sierra Leone, incaricata di fare luce sui crimini commessi durante la recente guerra civile sierraleonese; contingenti più piccoli di osservatori militari mongoli hanno invece preso parte alle missioni MINURSO nel Sahara Occidentale, UNMISS in Sudan del Sud e UNMEE al confine tra Etiopia ed Eritrea[5].


Note

  1. ^ a b (EN) Mongolia Internal Discord and War with Japan, su photius.com. URL consultato il 25 novembre 2019.
  2. ^ Husson, p. 79.
  3. ^ (EN) Mongolia Postwar Developments, su photius.com. URL consultato il 25 novembre 2019.
  4. ^ Husson, p. 80.
  5. ^ a b c d Husson, pp. 80-81.

Bibliografia

  • Jean-Pierre Husson, Le Forze Armate della Mongolia, in RID - Rivista Italiana Difesa, n. 11, Giornalistica Riviera Soc. Coop., novembre 2014, pp. 78-81.

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