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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/39

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Sonetti del 1830 29

AUDACE FORTUNA GGIUBBA TIBBIDOSQUE DEPELLE.1

     Che sserve, è ll’asso!2 Guardeje in ner busto
Si cche ggrazzia de ddio sce tiè anniscosta.
Sangue d’un dua com’ha da èsse tosta!
Quanto ha da spiggne! ah bbenemio, che ggusto!

     Si cce potessi intrufolà3 sto fusto,
Me vorrebbe ggiucà ppropio una costa
Che cce farìa de risbarzo4 e dde posta
Diesci volate l’ora ggiusto ggiusto.

     Tre nnotte sciò5 portato er zor Badasco,6
A ffà ’na schitarrata co’ li fiocchi,
Perchè vviènghi a ccapì che mmé ne casco.7

     Mo vvojjo bbatte,8 e bbuggiarà li ssciocchi.
E cche mmale sarà? de fàcce9 fiasco?
’Na provatura costa du’ bbajocchi.10

11 ottobre 1830.

  1. “Audaces fortuna iuvat, timidosque repellit.„
  2. Esser l’asso, vale: “essere il primo in checchessia.„
  3. Ficcar dentro.
  4. [Di rimbalzo, di balzo.]
  5. [Ci ho.]
  6. Badaschi, cognome di un piccolo uomo colle gambe torte, il quale suona bene la chitarra.
  7. Muoio d’amore.
  8. Battere: far la dichiarazione.
  9. Farci.
  10. [Proverbio, nato dalla affinità del verbo provare col nome provatura.]