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Luca Giordano

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Luca Giordano

Luca Giordano (1634 – 1705), pittore italiano.

Citazioni su Luca Giordano

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  • E Luca Giordano, sempre più grande ai nostri occhi, cosciente com'è, si direbbe, del passato e del presente, del Veronese e del Settecento francese, con quei pimenti, quei velluti consunti, quei cilestrini che hanno superato tanti bucati, e le trasparenze che hanno l'Oriente delle perle. [...] questo suo quadro (il San Michele della Chiesa dell'Ascensione a Chiaia) composito non anticipa meno Sebastiano Ricci e Pellegrini, Guardi e Fragonard, di Pergolesi e Cimarosa. Che macchina, che intrighi, che festevolezza! (Cesare Brandi)
  • È un genio che si slancia nel mezzo del campo dissodato.
    Egli non si produce man mano, ma scoppia. È detto seguace del Ribèra[1] e di Pietro da Cortona, ma è seguace di tutti e di nessuno. Egli si forma un disegno, ma di pennello, e si forma una tavolozza con la quale ruba agli altri pittori quello che gli può servire e li manda poi, come suol dirsi, al diavolo, senza curarsene più. È il caso di dire: Voler mais tuer! Imita tutti talvolta, e non per servilità d'imitazione, ma per mostrare che egli sa fare come altri e meglio. Pancottone nel suo vivere, ma turbolento mariuolo in arte. (Carlo Tito Dalbono)
  • Luca detto fa priesto è un uragano che piomba nel campo della pittura – scompiglia, scaccia e sradica – scompiglia i dotti e i Raffaellisti d'allora, schiaccia i discepoli del Calabrese e del Vaccaro, sradica tutti i principii accademici co' quali si voleva incatenato il genio e metodizzata la tavolozza. (Carlo Tito Dalbono)
  • Luca Giordano [...], fiacco di disegno, ardito di colore, fu sul finire del Seicento il più rinomato dei nostri pittori in tutta Europa, da Madrid dove affrescò, fino a Costantinopoli dove mandò tele ammirate. Bastano i ritratti da lui dipinti e le vaste e pingui naturemorte a darci il rimpianto di quel ch'egli avrebbe potuto fare se avesse preferito la qualità alla quantità e l'arte al guadagno. (Ugo Ojetti)
  • Sono quasi infiniti i Quadri di Luca Giordano, di cui si può dire, che non fece mai cosa assolutamente pessima, poiché sempre si trova nelle sue Opere un certo gusto, ma a guisa d'embrione, delle cose eccellenti fatte dagli Uomini celebri delle Scuole d'Italia. Egli non arrivò mai alla perfezione in cosa alcuna. (Anton Raphael Mengs)
  • Abbiamo noi, nel principio di questa vita, parlato della sovrana abilità ch'ebbe di contraffar le maniere de' più eccellenti pittori. Fia bene qui aggiungere, che dal principe di Sonnino furon fatti chiamare Francesco di Maria[2], e 'l cavaliere Giacomo Farelli[3], acciocché dessero giudizio di un quadro, ch'egli volea comperare, e fu da essi riputato una delle belle opere del Tintoretto; ma avendovi per terzo chiamato Luca Giordano, egli si pose a ridere, e staccato un piccolo legnetto commesso nel telaio, fece osservarvi scritto il suo nome col giorno, il mese, e l'anno; del che restarono confusi gli emuli suoi.
  • Fu di memoria così felice, che si ricordava di quadri molti anni prima veduti, e perciò contraffece eccellentemente le opere di altri pittori, massimamente Veneziani; dicendo, che pareagli di aver presente l'opera di quel pittore ch'egli imitava. Che più? mostrandogli Raimondo un disegno del cavalier Calabrese, dove mancava la figura del Cristo, che apparisce agli Apostoli, presa la penna la disegnò simile al quadro veduto da lui venti anni prima; cosa che fece stupire i circostanti.
  • La maraviglia maggiore di quest'artefice è, che non essendo egli versato nelle lettere, né ammaestrato nelle storie e nelle favole, fusse nondimeno così copioso di concetti poetici o di episodj, come si osserva nelle opere sue; poiché non vi è quadro ove non ve ne siano bellissimi, e nobilmente ideati. Egli è però ben vero che suppliva a questo suo difetto con la pratica dei migliori letterati de' tempi suoi.

Note

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  1. Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto.
  2. Francesco Di Maria (1623 – 1690), pittore italiano.
  3. Giacomo Farelli (1629 – 1706), pittore italiano.

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Opere

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